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Inizia la prima settimana in cui il Jobs act è operativo, ed è anche la settimana in cui il governo torna a decidere della scuola - ordine del giorno del consiglio dei ministri previsto per giovedì 12 marzo -. Lavoro e conoscenza, di buono oltre gli slogan di Renzi cosa c'è? “Rispetto al provvedimento sulla scuola ancora stiamo attendendo di capire con esattezza i contenuti, ci sono delle bozze che circolano, anticipazioni di stampa, però ci sembra chiaro un punto, anche rispetto all'incertezza sulla tempistica che c'è stata in questi giorni: c'è un problema rispetto al mantenimento delle promesse”. Lo spiega Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, ai microfoni di Radioarticolo1, durante la trasmissione ItaliaParla.
“Il presidente del consiglio – prosegue Fracassi – nel Buona scuola aveva dato assicurazioni rispetto alla stabilizzazione di 150mila precari: ci sembra dalle indiscrezioni che così non sarà, e riteniamo che questa sia una presa in giro per tanti precari che hanno fatto affidamento su quelle parole, sui contenuti di quel progetto. Poi volentieri vorremmo essere smentiti quando presumibilmente il provvedimento verrà reso noto col passaggio in consiglio dei ministri".
L'unico punto in cui bisognava intervenire per decreto era proprio la stabilizzazione dei precari della scuola, invece, per paradosso, su questo il governo non intende procedere speditamente per via decretizia. “Il primo settembre – commenta al riguardo la dirigente sindacale - tutti i docenti previsti nel piano scuola, quindi 150mila, debbono essere in cattedra. Serve sicurezza non solo ovviamente per la stabilizzazione di questi lavoratori, ma anche per i ragazzi e le ragazze che hanno diritto di avere personale stabile fin dall'inizio della scuola, quindi dal primo settembre 2015. Ci sembra che non stiamo in questa dinamica. Dopodiché è bene che si faccia un disegno di legge sulla restante parte del piano scuola Renzi, perché per i contenuti e per l'impegno anche di revisione del sistema di istruzione credo che sia necessario un passaggio parlamentare. Quindi distinguerei i due aspetti: urgenza rispetto alle immissioni in ruolo, alle stabilizzazioni del personale, invece per il resto, sul versante della rimanente parte del disegno di legge, è necessaria una discussione parlamentare”.
Con un'eccezione: c'è tutta una parte che ci auguriamo non venga confermata nel testo definitivo ma se così rimanesse è particolarmente preoccupante perché interviene in maniera molto decisa e unilaterale su diritti e pezzi di contratto, questo è inaccettabile. Fracassi mette in guardia, però, da quella parte, “che ci auguriamo non venga confermata nel testo definitivo”, che interviene sulle retribuzioni del personale, “sulla istituzione di nuove figure professionali e che quindi modifica radicalmente il cuore del contratto nazionale per il comparto scuola. Poiché su questo – spiega - c'è una prerogativa che non ci autoassegniamo ma lo dice la legge e direi anche la Costituzione, nel momento in cui riconosce le organizzazioni sindacali, chiediamo che da questo punto di vista anche il governo accia quello che è previsto per legge in questi casi, cioè discutere di questi aspetti nel contratto nazionale. E' evidente che un'operazione di questo tipo snatura il contratto nazionale e soprattutto fa un'operazione autoritaria e centralista e unilaterale su temi che invece devono stare alla contrattazione fra le parti”.
Nel frattempo, anche per queste ragioni, la Flc Cgil ha annunciato un mese intenso di mobilitazioni insieme alle altre sigle sindacali del settore. Dalle iniziative sul territorio si arriverà l'11 aprile a una manifestazione nazionale a Roma. Una mobilitazione unitaria che secondo Fracassi è “un ottimo segnale, anche per ricordare al governo che non è possibile trattare le organizzazioni sindacali come irrilevanti su questioni che invece rappresentano il cuore della loro stessa azione”. Un altro segnale al governo “molto chiaro e netto è arrivato nei giorni scorsi rispetto all'esito delle Rsu”: “alle elezioni per tutto il pubblico impiego c'è stata una partecipazione altissima delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, questo significa – spiega la dirigente sindacale - che questi lavoratori credono alle organizzazioni sindacali”.
Quanto alla settimana del Jobs act, sarà davvero un buon lavoro quello che darà il provvedimento del governo? “Noi – risponde Fracassi - le tutele crescenti non le vediamo, anzi vediamo tutele decrescenti da questo punto di vista”. Per la Cgil “non è sicuramente un intervento positivo per i lavoratori, perché toglie i diritti, toglie tutele e determina soprattutto una maggiore precarizzazione. Noi – prosegue Fracassi - continuiamo con coerenza a ribadire la nostra posizione e da questo punto di vista intendiamo rilanciare, infatti predisporremo una proposta di legge di iniziativa popolare sul nuovo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici che porteremo a una vastissima consultazione, prima interna e poi auspichiamo da questo punto di vista anche una raccolta di firme che sia in qualche modo significativa degli obiettivi che ci poniamo, e per significativa intendo dire molto vastaAbbiamo detto che sul Jobs act non ci saremmo arresi, che avremmo intrapreso la via contrattuale, però intendiamo anche mettere in campo una grande iniziativa propositiva per rimettere in discussione almeno parzialmente quei contenuti”.