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Oggi dovevano esserci sit-in in tutta Italia, ci sarà invece un tavolo interministeriale che dovrebbe dare risposta ai 24mila addetti che rischiano il posto di mese in mese. O, almeno, questa è la speranza. Stiamo parlando degli addetti alle pulizie nelle scuole, i cui contratti sono in bilico per il blocco degli appalti. "Questo tavolo lo abbiamo atteso da lungo tempo - spiega Elisa Camellini della segreteria Filcams ai microfoni di RadioArticolo1 (qui il podcast) - perché frutto della legge di Stabilità che permetteva di prorogare gli appalti in via definitiva. Abbiamo avanzato le nostre proposte alle riunioni precedenti, che si sono svolte fino alla metà di gennaio ma poi non hanno visto continuità. Non possiamo continuare a rimane appesi".
"Abbiamo ragionato - spiega la dirigente sindacale - in termini di uso dei servizi, ponendo un discorso sui percorsi per i lavoratori vicini al pensionamento. Abbiamo moltissime donne e uomini che lavorano in questi appalti che, per effetto della Fornero, sono stati rallentati nel loro percorso per accedere alla pensione e che oggi si vedono ridotti gli orari, rischiando di perdere anche quello che hanno maturato fino oggi".
Altra esigenza, quella di verificare le esigenze delle scuole sulla base dei servizi. "Continuiamo a dire - sottolinea Camellini - che una gara fatta solo sui prezzi e non sulle effettive esigenze delle scuole non risponde né alla scuola né ai lavoratori. Su questo abbiamo dato la nostra piena disponibilità a sederci al tavolo, a ragionare in termini di miglioramenti. Ma è ovvio che se non si aumenta la base economica per la gara, succede che le ore si riducono e i servizi non vengono fatti. Lo dimostra il fatto che nei primi tempi in cui sono partite le nuove gare, alcune scuole sono state chiuse perché non mantenevano i requisiti igienico sanitari".
Per la Filcams, "la manodopera intanto deve lavorare e dare un servizio, non stare a casa con gli ammortizzatori sociali". "Abbiamo anche proposto - prosegue Camellini - una razionalizzazione dei servizi, pensando magari a momenti di riprofessionalizzazione visto che su questi appalti ci sono lavoratori, anche molti uomini, che provengono da cassa integrazione e mobilità di aziende metalmeccaniche o edilizie. E sappiamo quanto ha bisogno la scuola di intervenire sulle proprie strutture, sui propri edifici".
Con la legge di Stabilità c'erano 60 giorni di tempo per trovare le soluzioni, poi tutto è stato lasciato correre senza più potersi confrontare. "È chiaro che noi non possiamo più aspettare. Non abbiamo anticipazioni rispetto alle proposte del governo. Ma come minimo bisogna arrivare alla fine dell'anno scolastico: non si può vivere mese per mese nella speranza che ci sia un decreto da votare in Parlamento e che produca la proroga".