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Giornate di scioperi ieri ed oggi per i lavoratori dell’industria alimentare - settore che occupa oltre 400.000 lavoratori - che si sono mobilitati con quattro ore di sciopero articolate in tutte le aziende, a seguito della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale. Le quattro ore seguono il blocco degli straordinari e della flessibilità che è in atto si dalla scorsa settimana.
La partecipazione allo sciopero è stata altissima, segnando in tutta Italia un'adesione media del 95%.
"In molti stabilimenti, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, si è registrata un’adesione del 100%: Parmalat di Parma, alla Barilla di Mantova, Melfi, Novara, Italia Alimentari Gruppo Cremonini Parma, Ferrarini Parma, Grandi Salumifici Italiani di Parma, Sfir Brindisi, Molino Casillo Bari, Coca Cola Verona e Potenza, Stabilimenti La Doria di Angri, Sarno, Fisciano, Newlat di Eboli; Ferrarelle Valcamonica. Blocco della produzione alla Motta di Verona come al Mac Carni di Mantova. Adesione del 95%: Heineken di Taranto; Findus Latina, Peroni Padova, Sammontana di Firenze, Galbani; 93% alla Citterio Milano, 90% alla Perugina, 85% Lavazza di Aosta, 80% alla Ferrero di Alba. Questi solo alcuni dei dati più significativi dello sciopero ancora in corso". È quanto comunicano, in una nota unitaria, Flai, Fai e Uila nazionali, precisando che al momento il dato è provvisorio e sarà definitivo solo alla fine dei turni di lavoro odierni.
“Si tratta di un risultato straordinario – dichiarano ancora le tre sigle –, che evidenzia, senza alcun dubbio, l’importanza del contratto nazionale e la condivisione da parte dei lavoratori dei punti contenuti nella nostra piattaforma. Chiediamo di rinnovare un contratto, partendo dai diritti. Vogliamo, ad esempio, che tutti i lavoratori di un medesimo sito produttivo abbiano stessi diritti e stesse tutele, a cominciare dalla sicurezza. Inoltre, vogliamo piena esigibilità ed estensione della contrattazione di secondo livello, cosa che non può avvenire alle condizioni poste da Federalimentare e cioè ad 'invarianza di costi aziendali'. Chiediamo che il contratto nazionale rimanga autorità salariale, e questo significa riconoscere un aumento dei salari per i lavoratori del settore, che risponda veramente alle loro esigenze e che non venga bilanciato dalla cancellazione degli scatti di anzianità o del premio di produzione congelato. Vogliamo che i costi della crisi non siano pagati ancora una volta dai lavoratori, dopo che il mondo delle imprese ha già avuto molto in termini di sgravi, agevolazioni ed incentivi da parte del Governo”.
“Il risultato di oggi – concludono i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil – c'incoraggia nel proseguire la mobilitazione, insieme a tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore, fino alle otto ore di sciopero nazionale già programmate per il 29 gennaio. Sarebbe opportuno che Federalimentare riflettesse su questa evidente presa di posizione dei lavoratori del settore, piuttosto che continuare a non affrontare le problematiche aperte, cercando vie di fuga inefficaci, del resto - come confermano i dati sullo sciopero –, come quella di voler spiegare direttamente ai lavoratori il 'suo verbo', seguendo una moda in voga in altri e diversi contesti”.