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Altissima l'adesione (oltre il 90%) delle lavoratrici e dei lavoratori allo sciopero generale odierno nel Gruppo Eni, proclamato dalle sigle sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil dopo l'annuncio “shock” del “cane a sei zampe”di mettere in discussione l'impianto strategico dell'industria chimica e della raffinazione del nostro Paese.
A Roma la manifestazione/presidio nazionale davanti Montecitorio che ha visto una numerosissima partecipazione di lavoratori delle raffinerie e dei petrolchimici provenienti da tutta Italia (Gela, Porto Marghera, Taranto, Brindisi, Mantova, Ferrara, Ravenna, ecc.) nel corso della quale hanno preso la parola i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Camusso, Bonanni, Angeletti e di Filctem, Femca, Uiltec, Miceli, Gigli, Pirani. “E' evidente lo schiaffo dell'Eni al paese – ha detto senza mezzi termini Emilio Miceli, segretario generale Filctem-Cgil – quando presenta un piano non solo di dismissioni ma di dimissioni dall'Italia”. “ Al Governo chiediamo con forza – ha proseguito il segretario – di esercitare fino in fondo il proprio ruolo di principale azionista perchè è suo dovere: così si fa in Francia, in Germania, negli Usa!”.
“E lo faccia negli interessi degli italiani (“ visto che sono in possesso – ha aggiunto il leader sindacale - di quel 30% di quote Eni”), a partire già dall'incontro previsto per domani al ministero dello Sviluppo Economico”. “L'industria e il lavoro – ha concluso Miceli – vanno presidiati: ci batteremo fino in fondo con tutte le nostre forze”.