Domani, 30 gennaio, è il giorno dello sciopero nazionale dei lavoratori e lavoratrici delle banche, indetto per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale contro la decisione unilaterale di Abi (Associazione bancaria italiana) di dare disdetta e successiva disapplicazione del contratto collettivo di lavoro a partire dal 1° aprile prossimo.

“I lavoratori e le lavoratrici del Veneto parteciperanno a Ravenna ad una delle 4 manifestazioni nazionali indette da tutte le sigle sindacali dei bancari (Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinbuf, Ugl, Uilca e Unisin) in ognuna delle quali confluirà un determinato numero di regioni.
Nel capoluogo romagnolo sono attesi oltre 4mila manifestanti provenienti, oltre che dall'Emilia Romagna, da Veneto, Toscana, Marche e Umbria”. Lo comunica la Fisac Cgil Veneto in una nota.

Uno sciopero che vedrà i bancari di tutta Italia incrociare le braccia per l’intera giornata, nato lo scorso 25 novembre dopo la rottura delle trattative di rinnovo del contratto nazionale con ABI e approvato all’unanimità dai lavoratori bancari nelle centinaia di assemblee che si sono tenute su tutto il territorio nazionale, a partire da metà dicembre fino ad oggi.

“Una manifestazione che con l’hashtag #sonobancario, oltre alla sacrosanta protesta per il rinnovo del contratto nazionale e per la difesa del potere d’acquisto del salario dei lavoratori di banca, - continua la Fisa Cgil Veneto - rivendica un nuovo modello di banca “al servizio del Paese”, più vicino a famiglie, piccole medie imprese e al territorio, e nello stesso tempo punta l’indice contro chi ha le reali responsabilità per la difficile situazione in cui versa il settore del credito”.

“I 180 miliardi di sofferenze che soffocano i bilanci delle banche, con l’erogazione del 48 per cento di prestiti pari o superiori ai 2 milioni di euro, prevalentemente a favore dei grandi gruppi industriali, non sono certo stati decisi dai lavoratori delle banche”, sottolineano all’unisono i sindacati dei bancari. “Nello stesso tempo – affermano i rappresentanti sindacali – nonostante i risultati gestionali siano stati quantomeno disastrosi, i banchieri negli ultimi 15 anni hanno incrementato i loro compensi mediamente di 600 mila euro, passando da 3,1 milioni a 3,7 milioni euro, vale a dire come 150 giovani apprendisti. Al contrario dei lavoratori delle banche che, oltre a sostenere carichi crescenti di lavoro a causa della fuoriuscita di oltre 68mila colleghi, hanno perso, nello stesso periodo, circa 810 euro di salario contrattuale”.