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Giornata di scioperi oggi (venerdì 22 gennaio) per i 400 mila lavoratori delle industrie alimentari di tutta Italia. A motivare la protesta la rottura delle trattative (avvenuta il 12 gennaio) per il rinnovo del contratto nazionale del settore alimentare, scaduto il 30 novembre scorso. Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno abbandonato il tavolo con Federalimentare: dopo 14 incontri tecnici era prevista una seduta plenaria a oltranza, ma i sindacati hanno rilevato l'impossibilità di proseguire il negoziato. “Anche nel nostro settore si cerca di far passare un accordo che emargina ed esautora completamente il ruolo delle relazioni sindacali, sia a livello nazionale che a livello aziendale” spiega il segretario generale della Flai Cgil Stefania Crogi: “Giunti a una certa fase della trattativa, dunque, la situazione era diventata inaccettabile”.
L’astensione di oggi, della durata di quattro ore, fa parte di un pacchetto di 12 ore di sciopero, accompagnato dal blocco degli straordinari e delle flessibilità, che culminerà nello sciopero nazionale di otto ore proclamato per il 29 gennaio. Gli stop, in realtà, sono già iniziati nei giorni scorsi (giovedì 21, ad esempio, si sono fermati i lavoratori di Barilla, Levoni, Sterilgarda, San Carlo, Cannamela). In Veneto oggi si fermano i lavoratori dei gruppi più importanti, come Aia, Coca Cola, Rana, Bauli, San Benedetto, San Pellegrino, Recoaro, Purina. In Umbria blocco per i 6 mila dipendenti del settore, in aziende di rilevanza nazionale come Perugina, Colussi, San Gemini, Eskigel, Mignini, Piselli, Giuntini. A Modena, provincia leader dell’agroalimentare italiano, si sciopera a Grandi Salumifici Italiani, Parmareggio, Gruppo Fini, Inalca, Assofood, Agricola Tre Valli.
Crogi: dalle imprese una proposta inaccettabile
Ondata di scioperi in Veneto
Scatta la protesta in Umbria
La proposta di Federalimentare, spiega Crogi, prevede “che il secondo livello di contrattazione possa essere esercitato a invarianza di costi aziendali. Questo significa, ad esempio, che i contratti integrativi non possono prevedere nuove assunzioni e diversi inquadramenti per i lavoratori: i sindacati non hanno più le gambe per supportare questo tipo di richieste. In generale, viene tagliato fuori dagli accordi di secondo livello tutto ciò che comporta una spesa per le imprese: è evidente che il principio dell'invarianza di costi non si può avallare”. Ma non è tutto: le aziende, conclude il segretario Flai vogliono “concludere un'intesa basata sul blocco degli scatti di anzianità per tutti, anche per i nuovi assunti. E hanno poi chiesto di congelare il premio di produzione, che così non verrà più erogato. Nel testo proposto, infine, si dice anche che non ci saranno aumenti per il 2016”.