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“Oggi X domani”. È lo slogan della manifestazione nazionale indetta dai sindacati delle costruzioni Fillea, Filca e Feneal per il 18 luglio a Roma. Alla base dell’iniziativa di protesta, che verrà conclusa in piazza Santi Apostoli dai segretari generali di categoria e dai leader di Cgil, Cisl e Uil, le richieste che le stesse sigle del settore hanno avanzato ufficialmente il 9 dicembre 2014 all’allora ministro Maurizio Lupi – e ribadite al suo successore Graziano Delrio in occasione del suo insediamento –, a cominciare dalla riduzione dell’età pensionabile per i lavori gravosi e da interventi per il rafforzamento della sicurezza sul lavoro, la lotta a lavoro nero e precario, il rilancio degli investimenti in edilizia.
“In questi giorni difficili per l'Europa – spiega a Rassegna Walter Schiavella, segretario generale della Fillea –, giorni nei quali appaiono sempre più chiari i limiti delle politiche di austerità fin qui praticate, il dibattito nel nostro paese circa le politiche economiche e sociali necessarie a costruire davvero una nuova fase di sviluppo rischia di rimanere sepolto sotto le macerie dei facili ottimismi e, in egual misura, dello scetticismo pregiudiziale”.
Uno scenario ben poco rassicurante, a fronte del quale, prosegue Schiavella, “sono necessari profondi cambiamenti nelle scelte di contenuto e di comportamento di tutti gli attori politici e sociali. Ciascuno deve partire dal suo ruolo e dalla sua responsabilità individuale e collettiva, oltre che da un’analisi oggettiva della realtà. Da questo semplice incrocio fra responsabilità e realtà, nasce l’iniziativa di mobilitazione dei sindacati del settore per sabato 18 luglio”.
Rassegna E quanto a senso di responsabilità, i sindacati delle costruzioni hanno ampiamente dimostrato in questi anni di non essere secondi a nessuno…
Schiavella Non c’è dubbio. Fillea, Filca e Feneal hanno saputo produrre, in questi anni di crisi devastante, un’idea sostanziale e nuova del ruolo del sindacato, soprattutto con l'esperienza che portò nel 2011 agli Stati generali delle costruzioni e con la pratica unitaria e costante di modelli negoziali innovativi attraverso l'utilizzo della strumentazione bilaterale. Nel merito, quindi, oltre che nel metodo, abbiamo già dimostrato di saperci assumere responsabilità complesse. Quanto alla realtà, essa è sotto i nostri occhi: se n’è accorto recentemente anche il presidente del Consiglio.
Rassegna Una realtà in cui spicca, in tutta la sua drammatica evidenza, la crisi delle costruzioni. Con quali parole affronteresti il tema con il premier, se finalmente ti riuscisse di avere con lui un momento di interlocuzione?
Schiavella Gli direi che, nel quadro di una ripresa che appare tanto debole da essere quasi invisibile, la realtà è quella di un settore dove illegalità e corruzione trovano terreno troppo fertile, in una costante azione deregolatrice che, ben lungi dal cogliere l'obiettivo condiviso di semplificare, apre spazi sempre più larghi a una competizione che rischia di premiare le imprese più furbe e non quelle migliori. Che la realtà è quella del lavoro che manca per centinaia di migliaia di lavoratori, quella di protezioni sociali ancora lontane dal rispondere ai bisogni effettivi di un settore così particolare, quella di un settore dove ancora si muore troppo spesso sul lavoro, con uno stillicidio tanto continuo quanto insopportabile, favorito da norme fumose e da controlli e sanzioni insufficienti. Direi al premier che la realtà è quella di lavori diversi per gravosità e fatica, ma trattati tutti allo stesso modo, al punto da costringere muratori e cavatori a stare al freddo o sotto il sole cocente fino alla soglia dei 70 anni, per poi ricevere pensioni da fame, a causa di un lavoro per natura discontinuo e non coperto da adeguate protezioni sociali. È questa la realtà che chiediamo di affrontare e cambiare, mettendo sul piatto le nostre proposte e sostenendole con la mobilitazione e con la consapevolezza che dovremmo tutti assumerci la responsabilità di un indispensabile cambiamento nei contenuti e nel metodo, a partire da quello di una necessaria evoluzione della pratica unitaria.
Rassegna Ecco il punto, Schiavella. Sostieni da tempo che la soggettività e la rappresentanza del lavoro, la sua stessa autonomia, non possono prescindere dalla sua unità. Il problema attiene alla sua concretizzazione: come e dove realizzarla?
Schiavella In primo luogo, è fondamentale l'unità dei lavori, contrastando la precarizzazione e rappresentando i lavori stessi al di là della loro tipologia. Ma ancor di più dobbiamo unire il lavoro nei luoghi dove esso si svolge, nelle fabbriche e nei cantieri. Esternalizzazioni, appalti, destrutturazione dei cicli produttivi generano una frammentazione delle condizioni di lavoro e della sua rappresentanza, aprendo varchi a un complessivo abbassamento dei salari, delle condizioni di lavoro e di sicurezza per i lavoratori. E poi, ovviamente, deve cambiare anche la nostra strategia contrattuale. Ridurre il numero dei ccnl nel medio periodo può essere un obiettivo. Da subito, invece, dobbiamo lavorare per riconoscere nei contratti lo specifico dei luoghi produttivi, dei siti e dei cantieri, costruendo spazi e strumenti per una contrattazione di sito capace di unificare il lavoro. Si può fare, in parte già si fa, come nella contrattazione d'anticipo prevista dal ccnl edilizia, ma occorre fare di più.
Rassegna A cosa ti riferisci in concreto?
Schiavella Occorre costruire nei contratti spazi negoziali e agibilità di sito almeno sulle materie sulle quali tutti i lavori sono uguali: sicurezza, formazione, clausole sociali, organizzazione produttiva e orari, senza timore di mettere in campo anche quella strumentazione bilaterale fondamentale a rispondere alle esigenze dei lavori più dispersi e frammentati. Su questo dobbiamo confrontarci oltre ogni steccato e oltre ogni barriera fra di noi.
Rassegna Va da sé che, se l’obiettivo è unire il lavoro, non è più possibile sfuggire al tema dell'unità di chi il lavoro lo rappresenta.
Schiavella Sì, se è vero che i modelli degli anni settanta non sono riproducibili, così come la negazione del ruolo dell’intermediazione sociale praticata dal governo Renzi esclude ogni riproposizione delle politiche concertative degli anni novanta, non possiamo eludere la necessità di costruire oggi, e non domani, un’effettiva unità su obiettivi precisi e concreti, dal lavoro che non c'è alla riforma delle pensioni. Possono essere anche pochi obiettivi, ma coerenti a una comune visione di insieme. Un’unità diversa, di azione e di visione, basata su sintesi di merito vere, avanzate e innovative, realizzabili solo se nessuno pretende soltanto di piantare le proprie bandiere. Questa deve essere la novità che la distingue dal passato, una sintesi di merito che non è mediazione, ma innovazione.
Rassegna Come declineresti questo processo di innovazione in riferimento ai temi che interessano più da vicino il settore delle costruzioni?
Schiavella Penso alla necessità di innovare un settore strategico per il paese, sottraendolo a speculazioni e malaffare per proiettarlo a pieno nella sfida della sostenibilità, del consumo di suolo zero, del risparmio energetico, del recupero di territorio e città. Ma non solo. Ritengo che, più in generale, ci sia l’urgenza di innovare i modelli di welfare, riconoscendo la diversità dei lavori e degli strumenti, cambiando una legge sulle pensioni ottusa, ma anche affiancando al welfare universalistico e pubblico un welfare contrattuale integrativo ed efficiente. Così come non è più rinviabile una strategia finalizzata a innovare i modelli contrattuali, riconoscendo il ruolo insostituibile del ccnl nella realtà produttiva italiana e, insieme, potenziando gli spazi effettivi di contrattazione nei luoghi di lavoro e nel territorio.