Anche Filcams, Fisascat e Uiltucs della Sardegna aderiscono allo sciopero del settore commercio indetto per l'intera giornata dalle categorie nazionali per il 25 aprile e il 1 maggio. "Le ragioni - si legge in una nota delle organizzazioni sindacali sarde - sono legate all’atteggiamento di grandi e piccole aziende, che scaricano il peso della crisi unicamente sui lavoratori. Si assiste quotidianamente a licenziamenti e al ricorso agli ammortizzatori sociali (in Sardegna cinquemila nuove Aspi dall'inizio dell'anno). Il quaranta per cento delle imprese paga gli stipendi in ritardo anche di due mesi, in alcuni casi la tredicesima non è ancora stata liquidata. Gruppi di aziende si rifiutano di rinnovare i contratti".

"Gli ipermercati che aderiscono a Federdistribuzione (Auchan, Carrefour, La Rinascente, Iperpan Superemme, Limoni o Metro) e che in Sardegna impiegano 5500 lavoratori, si rifiutano di rinnovare il Contratto nazionale scaduto da due anni - denunciano ancora Filcams, Fisascat e Uiltucs - Unica eccezione ad oggi, è la Confcommercio, con la quale, seppure in un momento comprensibilmente difficile per il settore, le categorie sono riuscite a rinnovare il contratto per oltre 3 milioni di addetti".

"Certo - proseguono i sindacati sardi - i sacrifici non mancano, legati anche a orari e turni domenicali che non sono adeguatamente retribuiti. L’esempio eclatante è la maggiorazione di soli 12/14 euro al giorno per lavorare nei giorni di festa come 25 aprile e, peggio ancora, 1 maggio, la Festa del Lavoro. E a fronte di questi sacrifici, non c’è nemmeno un ritorno in termini di salvaguardia dei livelli occupazionali e incremento del fatturato. Si tratta quindi di una strategia non vincente, che ha come conseguenza riflessi negativi sulla quotidianità dei lavoratori".

Per queste ragioni, Filcams Fisascat e Uiltucs regionali "sostengono le rivendicazioni delle categorie nazionali che chiedono, oltre a politiche di riordino del settore, il rilancio dei consumi attraverso una diversa ridistribuzione della ricchezza e un prelievo fiscale meno gravoso e più giusto verso le famiglie e i pensionati". In particolare, in Sardegna le categorie denunciano "difficoltà di accesso al credito per le aziende commerciali e costi e interessi più alti rispetto alle altre regioni d’Italia". I sindacati sardi chiedono infine che venga "disciplinato in modo più adeguato e meno penalizzante il lavoro festivo, per riconquistare una migliore conciliazione tra i tempi di lavoro e di non lavoro anche per la numerosa componente femminile del settore".