Domani, 17 luglio, alle 17 i segretari Fiom Mariano Carboni e Samuele Piddiu insieme a una delegazione di lavoratori Akhela incontreranno il presidente della Regione Sardegna Pigliaru. Ne dà notizia la Fiom regionale e territoriale di Cagliari in una nota. "Dopo l’avvio delle procedure di mobilità per 49 dei 173 lavoratori - si legge nella nota - si è inasprita la vertenza che da oltre un mese ha portato allo stato di agitazione dei dipendenti, con un primo presidio di fronte alla Saras il 16 giugno e uno sciopero il 26 e, domani, nuovo sciopero di quattro ore con mobilitazione in viale Trento dalle 15 e 30".

“Al presidente Pigliaru, che si è subito reso disponibile ad ascoltare le nostre ragioni chiederemo – ha anticipato Samuele Piddiu, neosegretario della Fiom di Cagliari eletto oggi dal direttivo - un impegno diretto a garanzia del futuro della più importante impresa dell’Ict in Sardegna”. La Fiom sottolinea che la stessa Saras - che dopo aver creato Akhela con finanziamenti pubblici l’ha ceduta nel 2012 a Solgenia - non può restare indifferente rispetto alle sorti dell’azienda, “sia per gli accordi presi nei contratti di cessione, sia per il più generale impegno professato dai vertici della raffineria verso il futuro del territorio nel suo complesso”.

Domani il sindacato chiederà che la Giunta valuti anche l’ipotesi che nuovi soggetti siano incoraggiati a investire in quel territorio. Come dire che Solgenia può anche essere sostituita, di sicuro che “non si può lasciare che venga distrutta un’azienda con così grandi potenzialità di crescita”.

“Fino al 2012 – spiega la Fiom - Akhela era l’azienda Ict del gruppo Saras, con sedi a Macchiareddu, Roma, Milano, Torino e Maranello e con la prospettiva di espandersi all’estero. Nata anche grazie a sostanziosi contributi pubblici, era arrivata a contare circa 400 dipendenti di cui oltre 200 in Sardegna, con un fatturato di oltre 28 milioni di euro, la 76° azienda di Ict in Italia”.
 
Il sindacato aveva già manifestato perplessità due anni fa, quando Saras cede la proprietà a Solgenia giustificando l’operazione con la necessità di concentrarsi sul proprio core business (oil & gas) ed  individuando in Solgenia il partner che avrebbe permesso ad Akhela di crescere  ulteriormente. “Eppure – denuncia la Fiom - già allora all’interno del gruppo Solgenia erano presenti aziende in sofferenza o già fallite, e le informazioni facilmente reperibili anche sul web davano un quadro preoccupante per i dipendenti”.