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Entra nel vivo la fase congressuale della Cgil sarda che, dopo oltre mille assemblee nei luoghi di lavoro, è ora impegnata nei circa novanta congressi territoriali e di categoria che culmineranno con il congresso della confederazione regionale il 15 e 16 novembre. “Dalla nostra base, coinvolta ampiamente nel percorso che traccia le linee programmatiche dell’organizzazione per i prossimi quattro anni – ha detto il segretario generale regionale Michele Carrus – sono emerse preoccupazioni e aspettative incentrate prevalentemente sui temi del lavoro che manca, della precarietà, dei diritti calpestati o negati e della povertà, un quadro di incertezza del quale chi governa o chi si appresta a governare non può non tener conto”.
Il riferimento del segretario Cgil è alle imminenti elezioni regionali e, ancor prima, alla costituzione delle coalizioni e dei programmi: “Si riparta dai territori, dalle richieste che arrivano dal basso, dal dialogo con le forze sociali”. Da qui l’appello alle forze politiche progressiste che in questi giorni stanno decidendo come presentarsi alla prossima competizione elettorale: “Costruire un programma che sappia cogliere le istanze dei cittadini e dare chiari orientamenti di prospettiva, per formare un governo stabile e autorevole, che sappia contrapporsi alla compagine che guida il Paese con metodi e contenuti rischiosi per il futuro di tutti”. Anche la preoccupazione per la deriva xenofoba e antieuropeista che caratterizza la linea governativa è emersa dalle assemblee di base, insieme a un forte impegno per contrastarla insieme a tutte le forze popolari democratiche.
Le priorità, secondo la Cgil, devono essere lavoro e inclusione sociale: “C’è urgente bisogno di una risposta politica da sinistra all’impostazione economica e fiscale neoliberista, risposta che può essere declinata anche in chiave regionale, ma richiede una capacità di ripensare agli errori commessi nell'assumere orientamenti politici impropri e atteggiamenti altrui, dal culto demagogico del capo alla negazione del dialogo sociale, dall'attacco ai diritti e alle tutele alla sfacciata sudditanza alle logiche d'impresa. Sono queste cose che hanno causato la rottura nel rapporto con la propria base, con quell'insediamento sociale fatto soprattutto di lavoratori, operai e impiegati, docenti, precari e parasubordinati, pensionati, giovani che hanno finito per guardare laddove hanno immaginato di trovare proposte politiche rispondenti ai propri bisogni ed aspettative”. Perciò ora serve chiarire che si va veramente verso un rinnovamento forte dei metodi partecipativi, dei programmi e della stessa classe dirigente.
“Dalla Sardegna si può ripartire con una seria alternativa, ma la sinistra – conclude Carrus - non può ignorare né fare a meno del dialogo e del confronto programmatico con le forze sociali e con le grandi organizzazioni di massa dei lavoratori che, anche nei numeri della partecipazione al congresso della Cgil, hanno mostrato di essere forze autentiche fondate sulla dimensione di reale rappresentanza delle persone e dei gruppi sociali più deboli ed esposti”.
È questa una discussione che continuerà ad animare il fitto calendario congressuale che questa settimana vede protagoniste le categorie degli edili, dei trasporti e delle comunicazioni, la prossima le federazioni dei lavoratori della conoscenza, dei lavoratori agricoli e del credito, del terziario, della funzione pubblica e, infine, dei chimici, dei meccanici e dei pensionati il 6 novembre. Nel corso di questo mese si svolgeranno anche i congressi confederali provinciali delle Camere del Lavoro, che da otto diventeranno sei, con l'accorpamento delle strutture dell'Ogliastra con Nuoro e del Medio Campidano con il Sulcis Iglesiente.