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La situazione negli ospedali della Lombardia è sempre più grave. "I Pronto soccorso sono sovraffollati, gravati da numerosissimi pazienti barellati nei corridoi, i ritmi di lavoro del personale rendono anche la sola comunicazione coi parenti degli assistiti un’utopia oltre che favoriscono errori e comportamenti sub ottimali da parte di personale numericamente insufficiente e stressato. Così in una nota la Cgil e la Fp Cgil regionali.
"Negli ultimi due anni - si legge - abbiamo assistito a una progressiva riduzione dei posti letto di area medica a indirizzo internistico, che accoglie la maggior parte dei pazienti ricoverati, senza una contestuale implementazione dei servizi territoriali che sarebbero deputati ad accogliere i casi caratterizzati da un bisogno sociale più che sanitario".
La conseguenza è "un’estrema difficoltà a garantire il flusso dei pazienti che non riescono ad accedere alla degenza ospedaliera, e rimangono bloccati nei Pronto soccorso, perché i ricoveri in medicina risultano prolungati dall’impossibilità di trasferire i pazienti in altre strutture".
Per il sindacato, "la riorganizzazione dell’area di emergenza urgenza ospedaliera andrebbe potenziata e rivista con l’introduzione di figure professionali con competenze miste mediche e chirurgiche, accompagnato dal potenziamento della rete dei servizi territoriali e della riorganizzazione della medicina di base, spesso enunciata ma mai concretamente praticata".
"Accanto a ciò - conclude la nota - vanno date indicazioni precise agli operatori su dove destinare i malati in tempi ragionevoli e non scaricare sui sanitari il frutto di omissioni e inadempienze di lunga data, prevedibili e generate ai livelli più alti delle organizzazioni sanitarie (ospedaliere, aziendali e regionali) sulla base di scelte miopi di contenimento. Fare questo, a nostro avviso, significa porsi come obiettivo primario la qualità del servizio e non il taglio indiscriminato ai costi del servizio sanitario, che chiama in causa le responsabilità del governo e delle Regioni".