Sanità privata, “tempo scaduto”: in piazza domani, 25 settembre, per il rinnovo del contratto, fermo da dodici anni. Le categorie di Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio: “Un’occasione per rimettere al centro anche quanto stiamo chiedendo alla Regione, in termini di sostegno e di intervento diretto sul sistema di accreditamento”.
I lavoratori della sanità privata da oltre dieci anni aspettano un nuovo contratto. Si terrà domani, 25 settembre, dalle 9.30 alle 14, in largo della Sanità militare 60, la manifestazione nazionale dei lavoratori della sanità privata, contestualmente alla trattativa sul rinnovo che vede impegnate le sigle con le parti datoriali Aris e Aiop. Trattativa che procede con lentezza e ha ancora molti punti aperti. La sanità privata accreditata conta circa 150.000 lavoratori, 25.000 solo nel Lazio, e su di essa si regge gran parte dei servizi sanitari, in tutta Italia. Per la nostra Regione, circa il 40% delle prestazioni del Ssr sono erogate da strutture private.
“È ora di dire basta: quando si entra in una di queste strutture, un cittadino non percepisce la differenza, ma sui lavoratori che ogni giorno contribuiscono a garantire la salute pubblica, il peso di un salario minore, minori diritti, minori opportunità di formazione, crescita e valorizzazione professionale, è tanto e non più sostenibile”, scrivono Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio.
“Nei mesi scorsi abbiamo lanciato una petizione al presidente Zingaretti, alla giunta e al consiglio regionale su cui stiamo raccogliendo le firme dei lavoratori di tutte le strutture della sanità privata accreditata del Lazio. Chiediamo non solo il sostegno istituzionale in Conferenza Stato-Regioni, ma, in particolare, l’impegno su un percorso certo che ridefinisca le regole e renda trasparente il sistema di accreditamento così come la gestione delle risorse.
“Per questo – concludono i segretari generali –, saremo in piazza domani. L’obiettivo di un’occupazione di qualità anche nel sistema privato, che fermi il dumping e superi il precariato, è possibile solo incrociando le due strade: un nuovo contratto nazionale che riconosca diritti e dignità ai lavoratori, e l’impegno dell’istituzione regionale a mettere regole più stringenti su gestione, organizzazione e pianificazione dei servizi nelle strutture accreditate, tenendo al centro il lavoro”.