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Le parole pronunciate ieri dal presidente del consiglio Mario Monti, hanno scatenato un putiferio, e non poteva essere altrimenti. “La sostenibilità del nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individuano nuove modalità di finanziamento”, ha detto il premier intervenendo a Palermo all'inaugurazione di un centro biomedico della fondazione Ri.Med. Parole che sono state subito interpretate come un'apertura al privato e un attacco, nemmeno tanto velato, al servizio sanitario nazionale pubblico.
Immediate le reazioni. Prima la Fp-Cgil e la Cgil Medici, che parlano di dichiarazioni gravi, che però “non fanno altro che confermare quanto scritto nell'agenda del suo Governo, fatto da noi denunciato per tempo e inutilmente smentito dal ministro Balduzzi”. Il sindacato dei lavoratori pubblici della Cgil fa notare che il premier “non può permettersi certe preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale dopo averlo ridotto all'osso. Se il governo ha intenzione di privatizzare, come denunciamo da mesi, lo dica. Noi lo combatteremo. Ma non può affamare la bestia per poi svenderla”.
“Quello che non è più sostenibile per il Paese è l'idea di demolizione e privatizzazione del servizio sanitario pubblico che ha il presidente Monti” aggiunge per la confederazione il segretario nazionale della Cgil Vera Lamonica. “Il nostro servizio sanitario nazionale - aggiunge - è tra i migliori ed i meno costosi al mondo. Se è in sofferenza, lo è a causa dei tagli dissennati, 30 miliardi negli ultimi 5 anni di cui ben 10 decisi da questo governo, che stanno riducendo i servizi per i cittadini. Servizi che peraltro sono spesso garantiti da lavoratori precari e destinati quindi ad andare in ulteriore crisi con la scadenza dei contratti in essere”.
“La ricetta di Monti che auspica più fondi privati - prosegue Lamonica - colpisce il diritto universale alla salute e alle cure garantito dalle risorse pubbliche, spalancando le porte al mercato assicurativo in sanità, che curerebbe solo chi se lo può permettere. Proprio mentre Obama negli Usa questo sistema sta cercando di cambiarlo. Oppure è il vagheggiamento di un ritorno al sistema delle vecchie mutue, carrozzoni di dubbia qualità e pieni di debiti, da cui l'Italia si è liberata proprio con il SSN pubblico ed universale”. “Quello che serve - conclude il segretario della Cgil - è esattamente il contrario: bisogna investire, perché il sistema sanitario oltre a garantire diritti di cittadinanza, produce crescita, sviluppo e innovazione”.
Oggi, anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha esplicitato il suo "dissenso di fondo" sulle dichiarazioni del premier. "Questo Governo continua a teorizzare la riduzione del perimetro pubblico - ha detto Camusso - lo ha fatto sulla scuola, le pensioni e ora sulla sanità. E' un errore. In una stagione così difficile la prima cosa da garantire è le grandi reti sociali per le persone. Non c'è bisogno di privatizzare il sistema sanitario".
Sul fronte politico, Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico è molto critico sulle parole del premier: "Io sul tema di tenere un sistema universalistico nella sanità non mollo - afferma - Davanti ai problemi come la salute, non ci sono nè povero, nè ricco. Perchè se arriviamo a un punto con due sanità, quella di chi ha di più e quella di chi ha di meno, siamo al disastro sociale, non solo economico".
A fronte di questa dura reazione, dopo i parziali aggiustamenti della posizione del governo arrivati già ieri, oggi il ministro della Salute Renato Balduzzi torna a precisare che “il governo attualmente crede che il Servizio Sanitario sia economicamente sostenibile attraverso operazioni di riorganizzazione e ristrutturazione che non sono tagli ai servizi, ma sono la loro ottimizzazione. Se continuiamo a parlare di tagli del governo, generiamo nell'opinione pubblica una situazione di incertezza”.
Il ministro sottolinea però che nel caso in cui non si intervenisse attraverso una riorganizzazione complessiva del Ssn “dal primo gennaio del 2014, sulla base di scelte effettuate nel 2011 dal precedente governo, noi avremo due miliardi di nuovi ticket aggiuntivi. Personalmente penso che questo non sia sostenibile – ha osservato Balduzzi - sarebbe insostenibile per il sistema, insostenibile per i cittadini, insostenibile in sé in quanto incentiverebbe molti cittadini ad andare a cercare altri nuovi ticket. Alcuni farebbero fatica a pagarli e quindi verrebbe messo in discussione proprio il loro accesso al diritto alla salute, altri andrebbero a cercarsi la soddisfazione delle prestazioni altrove, nel privato, e questo finirebbe per diminuire e indebolire il servizio sanitario nazionale”.