“La legge 180 è una scelta di grande civiltà ed io la considero assolutamente irreversibile ed intoccabile”. Lo ha dichiarato questa mattina Rosy Bindi, vice presidente della Camera per il Pd, ospite di RadioArticolo1.
“Questa legge – ha continuato l’ex ministro della Sanità – non prevedeva soltanto la chiusura dei manicomi ma, soprattutto, la creazione di una rete alternativa di servizi. Era ed è una risposta ben diversa ad una domanda particolare come quella della salute mentale. In questi anni abbiamo assistito al tentativo di delegittimarla soltanto perché non è stata attuata pienamente. Da ministro ho trovato una situazione di inadempienza rispetto alla legge sulla salute mentale, non molto difforme da quella che abbiamo oggi. La situazione è diversa da regione a regione. I manicomi sono stati chiusi ovunque, ma manca una rete di servizi territoriali”.
“La fiction sulla vita di Basaglia è un’occasione importante per riflettere sulle tendenze di controriforma tuttora in atto”. Per questo, secondo la Bindi, “bisogna riprendere il percorso di Franco Basaglia, adeguando alle nuove esigenze il suo progetto e ragionando su come deve essere organizzata la rete dei servizi”.
“Speculare sulla malattia mentale e sulle inefficienze del pubblico è odioso e insopportabile. In questo caso è ancora più grave, poiché la sfida di fronte alla quale ci troviamo è esattamente l’opposto della logica del profitto e della speculazione. Attiene all’aspetto più delicato e più profondo della nostra esistenza. E le conseguenze possono essere devastanti. La strada maestra per contenere la speculazione dei privati – ha concluso la Bindi – è una sola: che il sistema pubblico funzioni davvero”.
Sanità: Bindi (Pd), legge 180 conquista di civiltà
9 febbraio 2010 • 00:00