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(Adnkronos Salute) - Allarme rosso per la sanità pubblica. Il Servizio sanitario nazionale 'affoga' nei debiti: circa 40 miliardi di euro verso i fornitori. Una montagna di denaro frutto dell'acquisto di beni e servizi necessari a far funzionare la macchina della sanità: dai farmaci ai dispositivi medici, dai servizi di lavanderia a quelli di ristorazione. E' quanto emerge dalla Relazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini del Cnel (Consiglio nazionale economia e lavoro), che ha preso come riferimento la rilevazione della Corte dei conti sulla finanza regionale del 2011.
Nel documento della Corte dei conti preso in considerazione dal Cnel, i debiti verso fornitori costituiscono la parte preponderante dei debiti sanitari: quasi il 69% nel 2009 e oltre il 67% nel 2010, con incrementi nel 2011 (ad eccezione della Liguria). "Nel complesso - riferisce la relazione del Cnel - il debito ammonta a 35,5 miliardi nel 2010 di cui quasi il 50% (oltre 16 miliardi) fa capo alle Regioni commissariate o sottoposte a piani di rientro dal deficit. Nello specifico, il Lazio ha debiti per 7,5 miliardi, la Campania per 6,5 e la Sicilia per 2".
Alla luce di questo quadro, "se si ipotizza per il 2011 un andamento dei debiti dichiarati per il 2010 dalle cinque Regioni che non hanno fornito ancora i dati per la rilevazione (Lazio, Campania, Sicilia, Calabria e Abruzzo), il debito - si legge nella Relazione - si attesta a 37 miliardi. Se invece, più verosimilmente, si valuta che il dato delle cinque Regioni possa essere cresciuto al ritmo fatto registrare nelle altre, la cifra raggiunge i 40 miliardi".
Una cifra davvero enorme, se si considera che la stima di tutti i debiti verso i fornitori della pubblica amministrazione supera di poco i 70 miliardi. In pratica, i debiti sanitari rappresentano oltre il 50% del passivo complessivo della Pa.
"La difficoltà nell'estinguere questo debito - spiega all'Adnkronos Salute Marcello Degni, professore di contabilità pubblica all'università di Pisa, che ha contribuito alla stesura della Relazione del Cnel - non è dovuto solo alla mancanza di risorse. Il problema - sottolinea l'esperto - è anche la difficoltà degli enti pubblici, in particolare le Asl, ad effettuare nei tempi previsti dalla legge (30 giorni) tutte le procedure amministrative necessarie per rendere possibile il pagamento. Insomma - conclude Degni - non è solo un problema di soldi, è anche un problema di organizzazione".