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Per il secondo giorno consecutivo le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento Sangemini in provincia di Terni sono tornati a presidiare i cancelli della fabbrica di acque minerali per testimoniare, ancora una volta, tutta la loro rabbia per una situazione che diventa ogni giorno più drammatica.
"L'incertezza rispetto all'andamento delle trattative per la cessione dell'azienda e la mancanza di informazioni certe sul futuro alimentano un sentimento di paura e frustrazione", si legge in una nota firmata da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil insieme alle Rsu dello stabilimento.
"Nel corso dell'assemblea tenuta all'esterno dello stabilimento i rappresentanti sindacali hanno informato i lavoratori rispetto alla decisione presa dal giudice di concedere ancora alcuni giorni alla proprietà per chiudere la trattativa, sottolineando però l'assoluta necessità di una conclusione della stessa in tempi strettissimi". Inoltre, le tre sigle hanno posto l'accento "sul ruolo decisivo del sistema creditizio, dal cui apporto dipende l'esito di tutta la vertenza e, di conseguenza, la salvaguardia dei 130 posti di lavoro in ballo. E' dunque improcrastinabile, dicono i sindacati, lo sblocco della trattativa condotta da Unicredit".
"Se nelle prossime ora non arriveranno risposte positive e certe per i lavoratori - hanno avvertito i sindacati - la mobilitazione continuerà e si intensificherà, con possibili azioni anche sotto le sedi degli istituti di credito coinvolti. Alle istituzioni e alla Regione in particolare – hanno aggiunto - chiediamo di vigilare su quanto sta avvenendo e di far pesare il proprio potere decisionale in materia di concessioni idriche".