Una delle principali misure economico-finanziarie contenute nell’accordo tra il governo spagnolo e Podemos per la Finanzairia del 2019 è quella dell’aumento del salario minimo interprofessionale da 735,90 a 900 euro mensili. Una crescita del 22,3% che è in questi giorni oggetto di dibattito e di critica da parte delle imprese e del Fondo monetario internazionale. Valutazione non condivisa dal sindacato confederale, che – pur sottolineando il fatto che non si tratta di un risultato scaturito dal dialogo sociale – ha dato della misura un giudizio positivo.

Il salario minimo – spiega a Rassegna Fernando Lezcano López, segretario di comunicazione e portavoce di Comisiones Obreras (Ccoo) – è questione su cui il concorso degli agenti sociali è obbligato, nel senso che o avremmo dovuto negoziarlo o quanto meno essere informati previamente dell’incremento deciso. Però comprendiamo la delicatezza della congiuntura politica in cui ci troviamo e valutiamo positivamente la crescita a 900 euro, perché abbiamo negoziato con le imprese un minimo contrattuale di 1.000 euro, minacciandole che se non lo avessero applicato avremmo chiesto al governo un salario minimo di pari entità”.

Il salario minimo è presente nella legislazione lavorista di quasi tutti i Paesi europei, non in Italia. In Spagna è fissato ogni anno dal governo con la pubblicazione di un real decreto, tenendo conto dell’indice dei prezzi e della produttività media del sistema e del lavoro. “Il salario minimo produce due effetti – osserva il dirigente sindacale –. Il primo è quello per cui nessun contratto di settore può avere il minimo contrattuale inferiore al tetto fissato; il secondo è che la sua indicazione stabilisce la base contributiva minima. Perciò elevare il salario minimo contribuisce all’aumento delle entrate a favore della sicurezza sociale e quindi alla tenuta del sistema pubblico previdenziale”.

Quest’ultimo aspetto preoccupa i lavoratori autonomi, perché la Legge generale della sicurezza sociale impone che tutte le basi contributive evolvano di pari passo con quella dei lavoratori dipendenti e, pertanto, l’aumento del salario minimo significherebbe per la categoria un maggiore esborso. È questo il motivo per cui il governo spagnolo starebbe lavorando a un nuovo sistema di contribuzione del lavoro autonomo in funzione degli ingressi.

La confederazione padronale Ceoe, dal canto suo, ha detto che l’aumento a 900 euro del salario minimo porterà nuova disoccupazione. Una presa di posizione che ha destato parecchie perplessità, specialmente in casa sindacale, dove si fa notare che mai si era stabilita una forte correlazione tra questi due fattori, perché la disoccupazione dipende principalmente dal ciclo economico. Come conferma Lezcano López: “I salari sono collegati strettamente alla dinamica dell’attività economica e in questo momento questa è molto superiore agli anni della crisi, perciò non ci sono controindicazioni nell’aumentarli. Il problema è che le imprese si erano abituate ai vantaggi che dava loro la riforma del mercato del lavoro, come quello di poter bypassare il contratto nazionale, e vorrebbero continuare a utilizzarli. L’occupazione si genera in funzione dell’attività economica. Potrebbe esserci un problema se si aumentassero i salari in un momento di depressione del consumo, ma adesso il consumo sta crescendo, perciò cresce la domanda e l’attività economica e anche i salari possono aumentare”.

Non solo. Le imprese sostengono anche che l’aumento del salario minimo frenerebbe l’aumento dei salari: “Al contrario – afferma ancora Lezcano López –, l’aumento del salario minimo contribuirà a portare verso l’alto l’insieme dei salari. Il salario minimo è uno strumento per la redistribuzione in favore della massa salariale della ricchezza che si sta generando nel Paese. Piuttosto, dovrebbe esserci un salario minimo europeo come riferimento per le diverse realtà nazionali: il salario minimo spagnolo è comunque molto al di sotto della media europea, superiore ai 1.000 euro; questo è un aumento importante, ma non ci ha omologato ancora al contesto europeo”.

Lezcano López è netto infine nel respingere la preoccupazione secondo cui la fissazione per legge di un salario minimo possa indebolire la contrattazione: “Se il salario minimo fosse quello che si deve pattuire nei contratti allora indebolirebbe il sindacato – conclude il dirigente di Ccoo –, invece è solo un riferimento affinché nessun salario sia al di sotto della soglia stabilita, è una limitazione verso il basso non verso l’alto. Nel caso spagnolo, la contrattazione collettiva non è mai stata limitata dall’esistenza del salario minimo”.