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"Le ferie? Non sono certo un dogma, per cui a una certa data bisogna collocare tutto il personale a riposo obbligatorio. Neanche con le compagnie aeree con cui sottoscriviamo regolarmente contratti avviene un fatto del genere. Ragion per cui, io penso che quella di Ryanair sia solo una scusa che nasconda ben altro". Così Nino Cortorillo, segretario nazionale Filt Cgil stamattina ai microfoni di RadioArticolo1.
"Negli ultimi 30 anni non ricordo – ha proseguito il sindacalista –, che una compagnia aerea abbia cancellato una buona fetta dei propri voli. Ryanair ha eliminato 702 voli, lasciando a terra circa 400.000 passeggeri per mettere i dipendenti in ferie, magari anche contro la loro volontà. Con la lettera che abbiamo mandato ieri all'Enac (l'ente nazionale per l'aviazione civile) - finora il grande assente di tutta la vicenda - e al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti - viceversa assai presente nelle recenti vertenze - ci siamo posti un semplice domanda: ma è davvero questa la causa che ha originato il caos in tutti gli aeroporti italiani e non solo? Noi crediamo di no. Non è che invece i piloti, usciti da Ryanair perché hanno trovato condizioni economiche e di lavoro migliori, hanno lasciato un vuoto in organico, riducendo talmente la presenza numerica a disposizione della compagnia da costringerla a limitare i voli per non incorrere nei regolamenti europei che prevedono limiti d'impiego del personale ben precisi"?
"Sta all'Enac scoprire quello che è davvero successo – ha sottolineato il dirigente sindacale –. Oggi i piloti si spostano facilmente da una compagnia all'altra, non più come una volta quando il personale si autofidelizzava facendo carriera dentro la stessa azienda. In tal modo, la politica liberista spinta di Ryanair, che ha sempre prelevato personale già preparato da altre compagnie, le si è ritorta contro come un boomerang. Ci auguriamo che questa vicenda serva a gettare luce su un'azienda su cui si sa poco o nulla, dove non esiste sindacato di alcun tipo, dove i contratti di lavoro vengono ignorati, dove i dipendenti sono pochissimi ed esclusivamente di nazionalità irlandese, mentre la stragrande maggioranza del personale, di nazionalità diverse, è collocato nelle varie basi sparse in Europa ed ha rapporti di lavoro con società interinali o è in possesso di partita Iva. Una galassia di cui si conosce pochissimo. Tutti i nostri tentativi di riuscire ad entrare in azienda hanno trovato di fronte un muro di omertà e di paura. Le poche interviste rilasciate da dipendenti sono tutte anonime, anche di coloro che sono già usciti da Ryanair".
Cortorillo ha anche commentato la recente sentenza della Corte europea che ha riconosciuto per una causa avanzata in Belgio che la giurisdizione del lavoratore dovesse essere a Bruxelles e non più in Irlanda, com'era sempre avvenuto in passato: "Questo fatto apre una strada che prima era totalmente chiusa. Finora Ryanair agiva solo in virtù del diritto irlandese, e magari assumeva in Italia tramite una società interinale rumena in barba alle regole senza che nessuno dicesse nulla. Ricordiamo che nella lettera d'impiego di Ryanair è scritto, tra l'altro, che il lavoratore in questione s'impegna a non fare azioni sindacali di alcun tipo, perché in quel caso verrebbe automaticamente meno il rapporto di lavoro, come se fosse un'impresa extragiudiziale".
"Fatti del genere – ha concluso il sindacalista – avvengono solo in Ryanair, non certo in altre compagnie low cost come ad esempio Easy Jet, con cui sottoscriviamo contratti da anni e le cui condizioni di lavoro sono paragonabili a quelle delle grandi società del trasporto aereo. Le low cost sono state una rivoluzione del settore, ma qui parliamo solo di Ryanair che oggi chiede scusa per la prima volta, dopo aver ignorato le regole per vent'anni".