(Adnkronos) - Greenpeace condanna la decisione della corte russa di sottoporre gli attivisti a custodia cautelare in attesa della fine delle indagini sulla pacifica protesta contro le trivellazioni nell'Artico. Per questo gli attivisti e i loro avvocati si appelleranno per un loro immediato rilascio. Nella giornata di ieri 28 attivisti di Greenpeace, insieme a un fotografo e cameraman freelance, sono stati ammanettati e portati nella sede della corte di Murmansk, dove sono rimasti in prigione alla presenza di interpreti inadeguati.

Di questi 22 rimarranno in custodia cautelare per 2 mesi, mentre altri 8 saranno riascoltati dopo 3 giorni di detenzione. Queste detenzioni, commenta il direttore esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo, "sono come l'industria petrolifere russa: una reliquia del passato. I nostri pacifici attivisti oggi si trovano in prigione per aver acceso i riflettori sui pericolosi piani di Gazprom. L'Artico si sta sciogliendo davanti ai nostri occhi e questi coraggiosi attivisti si ribellano contro coloro che vogliono trivellare. Io sono qui ad esprimere la mia solidarietà ai 30 attivisti insieme a milioni di persone".

Secondo Naidoo "le loro azioni sono giustificate dalla spregevole incapacità dei governi del mondo di proteggere i loro popoli dale minacce del cambiamento climatico. Noi non ci lasceremo intimidire e ci appelleremo contro queste detenzioni, e insieme vinceremo". Tra gli attivisti in custodia anche l'italiano Cristian D'Alessandro (32 anni) e Peter Willcox, il capitano americano della Rainbow Warrior che venne bombardata dagli agenti del governo francese nella Nuova Zelanda nel 1985.

Più di 500 mila persone hanno scritto alle ambasciate russe di tutto il mondo da quando la nave è stata sequestrate una settimana fa, e Greenpeace sta organizzando proteste in diverse città di tutto il mondo. Greenpeace insiste sul fatto che il possibile reato di pirateria è ingiustificato e che le autorità russe hanno abbordato l'Arctic Sunrise illegalmente in acque internazionali.