C’è il “forte il rischio di una grave limitazione della utilizzazione clinica della pillola abortiva RU486 a causa dell'obiezione di coscienza, arrivata ad oltre il 70 per cento tra i ginecologi. E chi non obietta rischia di essere emarginato e penalizzato nella carriera”. A dirlo è Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil Medici, chiedendo pertanto alle Regioni “di attenersi rigorosamente alle legge 194 anche per quanto concerne l'articolo 9, con l'obbligo per tutti gli ospedali di assicurare l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza, anche attraverso la mobilità del personale”.

“Ci permettiamo di ricordare – aggiunge Cozza – che l'obiezione di coscienza non esonera dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento, e auspichiamo che la guida delle strutture pubbliche interessate, dai consultori alle unità ospedaliere, sia affidata a chi non obietta”.