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Rsu, si volta pagina. Siamo alla vigilia delle elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie del pubblico impiego (si svolgeranno il 17, 18 e 19 aprile), che potrebbero segnare un’inversione di tendenza rispetto al passato. “L’elemento che emerge con forza è che le Rsu elette avranno un ruolo di primo piano per il negoziato di secondo livello. Questo, grazie al nuovo ccnl di settore, che ha rafforzato la contrattazione integrativa attraverso modifiche sostanziali rispetto al passato – afferma Federico Bozzanca, della segreteria nazionale Fp Cgil, responsabile enti locali –. Per noi, si tratta di un’opportunità inedita negli ultimi 10 anni, che darà alle Rsu un protagonismo nuovo. Sono elementi destinati a definire i contratti integrativi ex novo, con istituti contrattuali da negoziare che avranno più risorse a disposizione. Negli ultimi tempi, abbiamo subìto molteplici attacchi sul fronte dei diritti e delle conquiste sindacali. Ma tutto questo, per fortuna, è alle nostre spalle. Adesso abbiamo la possibilità di far ripartire la contrattazione con nuovi bisogni e rinnovate esigenze”.
Uno dei temi più rilevanti del comparto riguarda l’occupazione. Tutta la macchina amministrativa pubblica viaggia con meno organici a disposizione ed è un processo irreversibile nel decennio, dove, secondo i dati, è stato tagliato il 18 per cento degli addetti, che tradotto in numeri fa 95 mila unità (nel 2016 eravamo arrivati a 446 mila in totale). “Questo incide inevitabilmente sull’organizzazione dei servizi e sui carichi di lavoro – rileva Bozzanca –. Quasi tutti gli enti hanno avuto un arricchimento di funzioni, che oltre a far lavorare di più e in condizioni difficili il personale, lo costringe a svolgere funzioni diverse da quelle per cui è stato assunto. Si assiste a una complessiva mutazione degli aspetti professionali, come nel caso del comparto della polizia locale, che ha molti compiti in più rispetto al passato, in quanto costretta a integrarsi con la sicurezza urbana. Invece, gli uffici anagrafici si devono occupare di immigrazione e divorzio breve, mentre i servizi sociali hanno a che fare con le nuove forme di povertà. E i casi potrebbero continuare”.
A rendere ulteriormente problematico il quadro, vi sono nell'ambito degli enti locali situazioni particolari. “Molti lavoratori con funzioni a carattere esecutivo sono costretti a svolgere anche mansioni a carattere direttivo – spiega il sindacalista –, pur non essendo contemplate nel loro contratto. C’è un solo modo per uscire da una situazione del genere: mettere a punto un piano di assunzioni articolato, che vada oltre lo sblocco del turn over, a fianco dell’opportuna riqualificazione professionale del personale, alla luce dei cambiamenti intervenuti dal punto di vista lavorativo”.
“Per riequilibrare le cose, accanto alla gente che va in pensione ci vorrebbe un buon 30 per cento di neoassunti in più, attingendo dal grosso serbatoio del personale precario esistente, che assomma circa 50 mila unità in totale, anche se si tratta di situazioni abbastanza diversificate tra loro: non siamo ancora all’emergenza, perché alcuni pezzi di stabilizzazioni li stiamo già portando avanti da tempo. In ogni modo, il tema delle nuove assunzioni è trasversale e riguarda tutti i comparti delle funzioni locali, a partire da quello della polizia locale”, rileva ancora Bozzanca.
Altro nodo da risolvere, il necessario potenziamento di alcuni servizi. “Le carenze riguardano soprattutto il settore educativo-scolastico per la gestione della fascia da zero e sei anni, ovvero il comparto dei nidi e delle scuole per l’infanzia. “In quell’ambito, siamo diventati la Cenerentola d’Europa, alla luce dell’accesso ai servizi – sottolinea il segretario della Fp Cgil –. In particolare, andrebbe rafforzata l’offerta nel segmento da zero a tre anni, dove siamo al 17-18 per cento dell’offerta a livello nazionale, per non parlare del Sud, dove in alcune zone tale percentuale scende fino al 3 per cento. Vanno altresì rafforzati i servizi sociali, dove l’emergenza è insita nelle grandi città, i cui servizi sono assolutamente inadeguati e in alcuni contesti addirittura inesistenti”.
Il nuovo contratto inizia a fornire risposte su molte situazioni – che andranno riprese entro il prossimo luglio, quando si inizierà a discutere del rinnovo 2019-21 –, anche se il comparto ha bisogno di certezze sul versante del riordino istituzionale. “Mi riferisco al caos ingenerato dagli ultimi governi a proposito di Province, Città metropolitane e Camere di commercio. L’ossessione riformatrice del governo Renzi ha finito con l’indebolire il sistema istituzionale. Per questo, riteniamo che compito del futuro esecutivo dovrà essere innanzitutto quello di ridare certezze a Province e Città metropolitane, mettendole in condizione di avere le risorse necessarie per garantire i servizi, dopo che i tagli enormi subìti negli ultimi anni hanno compromesso la loro funzionalità. Per migliorare le cose, è fondamentale assicurare i servizi che questi comparti possono offrire”, conclude Bozzanca.