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In Italia bisogna stringere una grande alleanza per superare l'indifferenza e il disimpegno verso il Servizio sanitario nazionale: per rilanciarlo davvero serve una forte scelta politica. Questo il senso dell'intervento dell'ex ministro della Sanità, Rosy Bindi, nella sua lectio magistralis di oggi all'iniziativa "Una sanità pubblica, forte, di qualità per tutti". L'evento a cura della Cgil si è svolto nel centro congressi Frentani a Roma. A dicembre del 2018 saranno 40 anni dall'istituzione del Servizio sanitario nazionale, ricorda Bindi: "Nel prossimo periodo bisogna aprire una seria riflessione culturale in tutto il Paese, su quella che è una delle più importanti opere pubbliche degli anni settanta, l'istituzione della sanità pubblica".
Nel particolare, spiega, "occorre costringere i cittadini, i politici, gli intellettuali e la comunicazione sui problemi e le prospettive del servizio: l'indifferenza e il disimpegno sono l'offesa più grave che si può fare alle politiche per la tutela della salute. C'è chi ritiene che la sanità pubblica non sia in grado di produrre consenso politico ed elettorale, e c'è chi pensa che sia un settore troppo complesso da governare - a suo avviso -. Oggi molti esprimono una critica sprezzante contro la sanità, altri si sentono rassegnati e ritengono il servizio inaccessibile". Per questo serve un'alleanza all'insegna del rilancio.
La sanità per essere sostenuta davvero ha bisogno di una scelta politica: "Non a caso - riflette l'ex ministro - la sua istituzione nel '78 è il risultato di un decennio di profonde trasformazioni, è il coronamento di una stagione riformatrice. Tutto avviene nell'ampliamento dei diritti sociali e civili: in quegli stessi anni nascono le Regioni, lo Statuto dei lavoratori, la legge sul referendum, il voto ai diciottenni, il nuovo diritto di famiglia e così via. La sanità pubblica è frutto di quella stagione, un decennio in cui il Paese ridisegna le istituzioni con cui i cittadini si devono confrontare. E allora venne superato il sistema mutualistico, con la nascita del Sistema sanitario nazionale, attraverso una legge che ebbe come madrina Tina Anselmi".
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Rosy Bindi ha ripercorso la storia del servizio sanitario, dalla norma istitutiva passando per le varie riforme che ne hanno riscritto le regole. "Come spesso accade, alla volontà di approvare una legge non corrisponde la volontà politica di applicarla: con il ministero della Sanità in mano al Partito liberale il funzionamento fu molto parziale e contraddittorio. Negli anni ottanta, poi, con l'avvento del neoliberismo si inizia a parlare di 'riforma della riforma': arriva quindi la controriforma del '92, con una robusta iniezione del mercato nel Servizio sanitario nazionale, guardando all'Inghilterra della Thatcher". Attraverso le revisioni negli anni, si arriva ai giorni nostri: "Si può verificare se le cose funzionano?", si chiede Bindi. "Per esempio, si può vedere se le esternalizzazioni in sanità hanno funzionato, prodotto risparmi o sono state un errore?".
"La sanità non regge con la diminuzione degli investimenti che c'è stata in questi anni", aggiunge. "Il vero problema è la sostenibilità politica, non quella economica. Il esige una politica libera, autonoma, trasparente: è il mercato più asimmetrico del mondo, tra un produttore di farmaci e un malato in mezzo ci deve essere una politica realmente indipendente. Il farmaco per l'epatite è un grande risultato, ma non si può essere subalterni al monopolista che lo produce: la politica deve farsi domande, anche scomode, e assumersi le responsabilità".
Non si può inseguire solo il consenso, afferma Bindi: "Bisogna stare in piedi davanti ai poteri forti del sistema. La sostenibilità non si ottiene con 40 mila unità di personale in meno, tra questi 15 mila medici. La buona salute non può derivare da politiche del lavoro precario. Serve una legge sulla non autosufficienza, per cui bisogna fare un fondo nazionale". Infine, tornando al ruolo della politica: "In questi anni la sanità è stato un settore privilegiato per le infiltrazioni della criminalità organizzata: per risollevarlo è inevitabile una lotta seria contro la corruzione".
A cura di Emanuele Di Nicola