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Lo storico Istituto statale per sordi di Roma, fondato ben 233 anni fa, rischia di chiudere. “Non è in grado di far fronte alle spese di ordinaria gestione – spiegano a Nidil Cgil – e di corrispondere gli stipendi ai propri lavoratori precari, da sempre privi delle garanzie offerte dai contratti di tipo subordinato, le cui sorti risultano legate a quelle dello stesso Istituto e che da due mesi lavorano senza retribuzione”.
Una situazione che va avanti da tempo, e che oggi (mercoledì 7 giugno) vede i lavoratori precari dell'Istituto manifestare a Roma. L’appuntamento, organizzato da Nidil, è alle ore 10 in piazza Montecitorio. Il sindacato sottolinea che “è trascorso oltre un mese dall'incontro del 27 aprile con il vice capo di gabinetto del ministero dell'Istruzione e dalla richiesta di un tavolo tecnico al fine di individuare le soluzioni più opportune e permettere la sopravvivenza dello storico Istituto, ma finora non è pervenuta alcuna risposta”.
Nidil denuncia “la perdurante sordità istituzionale” e ribadisce “l'urgenza di un intervento in favore dell'Issr che non è più in grado di portare avanti le attività e i servizi erogati in tutti questi anni in favore della collettività, in particolare delle persone sorde, delle loro famiglie e degli operatori del settore socio-educativo”.
La struttura, pur erogando un servizio pubblico, non può ricevere finanziamenti pubblici dal 2000, ossia dall’emanazione del decreto 46152/00 che ha distaccato le scuole dell’infanzia e primaria dall’Issr. “L’Istituto, sotto la vigilanza del ministero, ha assunto così nella prassi le funzioni di un Centro di eccellenza sulla sordità, unico in tutto il territorio nazionale”, osserva Nidil: “Per realizzare appieno la trasformazione dell’Issr, tuttavia, era necessario un regolamento governativo di riordino che ne disciplinasse le funzioni e lo dotasse di una pianta organica. Questo regolamento non è mai stato emesso”.
La chiusura dell'Istituto, inoltre, non causerebbe solo “la perdita del lavoro per 21 persone (di cui otto sorde), ma un danno per la collettività nel suo complesso e la comunità sorda in particolare: la soppressione dei molteplici servizi gratuiti e pienamente accessibili offerti da un ente dello Stato divenuto un centro di eccellenza sulla sordità, unico in tutto il territorio nazionale. Per queste ragioni, il patrimonio umano e professionale rappresentato dall'Istituto statale per Sordi di Roma non può e non deve essere dimenticato”.