"Nella generale indifferenza, la malasanità nel Lazio ha fatto altre 1.500 vittime. Sono i lavoratori dell’ospedale San Giovanni Calibita, il Fatebenefratelli (1.000 assunti direttamente e 500 tra cooperative e collaboratori dell’ospedale) che non hanno ricevuto lo stipendio di agosto dopo che già nei mesi precedenti erano stati pagati con 40 giorni di ritardo". Così in una nota Enrico Gregorini, segretario generale della Fp Cgil Roma Centro ovest Litoranea.

"Anche in questo caso - osserva il sindacalista -, come i precedenti in altre strutture ospedaliere, si tratta del solito meccanismo di scaricare i costi della mala gestione e le inefficienze sui lavoratori. La proprietà reclama pagamenti arretrati dalla Regione Lazio e per prima cosa smette di pagare infermieri, medici e tutti gli operatori dello storico ospedale romano. Al netto dei ritardi e delle disfunzioni è sorprendente come una realtà presente in ogni angolo del mondo, una vera e propria multinazionale, non possa essere in grado di garantire lo stipendio ai lavoratori e, pur fondandosi sulla 'centralità della persona umana' come ci avvisa sui propri organi ufficiali, possa non curarsi degli effetti devastanti che l’interruzione del pagamento può procurare sull’assistenza ai malati".

"Come in altri recenti casi - conclude la nota - proprio i lavoratori e i malati vengono travolti dal degrado della gestione della sanità nella nostra città. Un degrado a cui non vogliamo rassegnarci e da cui vorremmo salvaguardare tutti coloro che hanno bisogno di cure e assistenza. Per questi motivi la nostra organizzazione ha proclamato lo stato di agitazione del personale e chiede a tutti i gli attori in campo (la presidente della Regione Lazio, il prefetto di Roma, l’Ordine dei Fatebenefratelli) di impegnarsi, ciascuno per la propria responsabilità, per garantire lo stipendio ai lavoratori e assicurare ai malati adeguate cure e assistenza".