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In Friuli Venezia Giulia i segnali di ripresa sono ancora troppo fragili per giustificare un abbassamento della guardia sull’economia e sul lavoro. Questo sia per i fattori di instabilità che caratterizzano i mercati finanziari ed economici, non ultima la questione Volkswagen, sia alla luce di una riforma degli ammortizzatori che allargherà sì la platea dei beneficiari, ma a fronte di livelli di copertura più bassi e costi più elevati per imprese e lavoratori.
Questo l’allarme lanciato da Franco Belci, segretario generale della Cgil Fvg, preoccupato dallo stato di salute ancora precario dell’economia e dell’occupazione, anche alla luce del recente decreto legislativo 148 sugli ammortizzatori sociali. "Una riforma che potrebbe avere non poche ripercussioni – spiega – in una regione che ha perso 24mila occupati dal 2008 e dove sono almeno 5mila i posti di lavoro a rischio in caso di mancato rinnovo della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà".
I NUMERI. Tra i segnali positivi il calo della cassa integrazione, che tra gennaio e agosto è scesa del 29% rispetto al 2014. "Però il dato di oltre 13,5 milioni di ore autorizzate resta alto – dichiara ancora il segretario – e corrisponde a un equivalente di almeno 5.000 unità di lavoro ferme a zero ore. Uno dei fattori che concorrono alla riduzione, tra l’altro, è il congelamento della cassa in deroga per tutta la prima metà dell’anno a causa del suo mancato rifinanziamento". In calo anche le richieste di disoccupazione, 19.505 tra gennaio e luglio, per una flessione del 20% rispetto al 2014.
SOS GIOVANI. Se qualche sintomo di inversione di tendenza c’è, a partire dalla riduzione dei cosiddetti “scoraggiati”, in termini di occupati non si registra alcun recupero, "al di là della propaganda del governo sul Jobs Act e sugli sgravi contributivi", e la situazione resta di piena emergenza. In particolare per i giovani. Se nel 2008 i lavoratori nella fascia 15-34 anni erano 152mila, pari al 29% rispetto ai 518mila occupati totali, il loro numero a fine 2014 era sceso a 106.500, solo il 21,5% rispetto ai 495.000 occupati complessivi. "Questo significa che poco più di un lavoratore su cinque ha meno di 35 anni, con tutto quello che comporta questo in termini di minori prospettive di autonomia economica e familiare, di progetti di vita, di denatalità, di impatto sui futuri trattamenti previdenziali". In questi numeri, per Belci, la dimostrazione più evidente della necessità improrogabile di rivedere una riforma, la legge Fornero, che ha drammaticamente amplificato gli effetti della crisi sull’occupazione giovanile.
LA GIUNTA REGIONALE. Se Belci riconosce alla Giunta regionale "un’azione importante sul fronte delle politiche anticrisi", l’appello è a "proseguire sulla rotta tracciata dal Rilancimpresa, dell’impegno sulle opere pubbliche, confermato dai 30 milioni di nuovi spazi di spesa aperti dalla manovra estiva e dalle nuove direttive sugli appalti". Il sostegno alla ripresa resta l’asse prioritario della Finanziaria regionale 2016, senza dimenticare altri obiettivi che devono trovare rapida attuazione sul versante delle politiche del lavoro, "a partire dalla riforma della Formazione, che può dare una risposta importante sul versante dell’occupazione giovanile e del ricollocamento".
POLITICA DISTRATTA. Il rischio, per Belci, è che l’attenzione sui temi dell’economia e del lavoro, o su altre emergenze come quella legata ai profughi, venga meno a causa di un dibattito politico e mediatico oggi sbilanciato su "più o meno improbabili architetture di riassetto istituzionale, con uno spettro di proposte che va dalle città metropolitane alle macroregioni, passando per le province autonome e altre soluzioni buone più per riaccendere la miccia delle guerre di campanile che per garantire la difesa e il rinnovamento della nostra autonomia speciale". Da qui un forte appello a "riportare il dibattito su temi più vicini ai problemi dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese, perché non è questo il tempo di dialogare sui massimi sistemi".