Cinquanta anni fa Ugo Zatterin presentava il suo “Viaggio nell'Italia che cambia”, celebre reportage itinerante della Rai (nata da meno di 10 anni) con il quale si raccontava per immagini e voci un paese ancora diviso tra economia contadina ed industriale. Cinquant'anni dopo è Rai Storia a riprendere in mano il progetto per inaugurare una nuova edizione del viaggio, affidato stavolta ad Edoardo Camurri.

La prima puntata è in programma per sabato 14 settembre, alle ore 21.30. Il viaggio parte dalla Lombardia, alla ricerca del lavoro manuale e della più antica tradizione artigiana, ma anche tra  sofisticate tecnologie e innovazioni a disposizione oggi dei giovani artigiani.
 Il punto di partenza è il Lago d’Iseo dove Camurri incontra una famiglia di boscaioli, forse gli ultimi eredi di una tradizione e cercherà di capire come è cambiato il loro lavoro, seguendo una giornata di taglio in foresta.

“Nel corso degli anni – spiega il giornalista - l'Italia ha progressivamente dimenticato la cultura materiale e i mestieri artigiani. La conoscenza dell'origine delle cose, della materia di cui sono fatti gli oggetti, della fatica e dell'abilità necessarie per dare forma al mondo, nel frattempo, sono diventati il segno di riconoscimento di pochi iniziati.”


Il viaggio prosegue a Cremona dove dal prezioso legno dell’abete rosso si ricavano gli strumenti più rari del mondo: i violini Stradivari e Amati. Alla Scuola di Alta Liuteria Edoardo Camurri conoscerà i giovani che hanno scelto come lavoro un mestiere d’arte e di eccellenza italiana. L’abilità delle mani non è però scollegata dal successo industriale e dal progresso. “L’arte liutaia è entrata di diritto nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità. Qualcosa da proteggere e ammirare senza discussione come La Gioconda, come Pompei … come il Colosseo. - racconta Camurri - La mano del Maestro è l’unica capace di stabilire se un tronco di legno produrrà mai il suono perfetto. E il Liutaio d’esperienza è anche l’unico in grado di insegnare come si fa a trasformare la materia in musica”.


Un grande modellista del legno, Giovanni Sacchi, fu l’anello di congiunzione tra la tradizione artigiana e la grande industria del design negli anni Sessanta. Uno dei suoi alunni racconta l’entusiasmo che prova ancora oggi nel mettere mano agli oggetti. E il futuro? Nei laboratori di ingegneria del politecnico di Milano faccia a faccia con gli artigiani di domani: i makers, giovani che hanno deciso di tornare a prodursi gli oggetti in casa, grazie a sofisticate e innovative tecnologie come le stampanti e le taglierine 3D.

Qui si può vedere il promo del programma