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Dopo quasi due mesi di stallo, riparte il confronto sul nuovo modello contrattuale. Le segreterie di Cgil, Cisl e Uil si sono incontrate oggi (25 novembre) e hanno condiviso la scelta “di elaborare una proposta unitaria che abbia come obiettivo la costruzione di un moderno e innovativo sistema di relazioni industriali nel Paese, quale risorsa essenziale per favorire, attraverso il consolidamento del ruolo delle parti sociali, lo sviluppo economico, l'innovazione dei sistemi produttivi e la qualificazione del lavoro”. Questo recita una nota congiunta dei sindacati, che si danno appuntamento al prossimo 2 dicembre per proseguire il confronto.
Si riapre, come ha spiegato Franco Martini a Rassegna pochi giorni fa, un “cantiere unitario” sul modello contrattuale, dopo la falsa partenza dello scorso 22 settembre. Quel giorno la Cgil e la Uil non si erano presentate all'incontro tecnico con la Confindustria. Ricorda ancora Martini: “Avevamo preparato il tavolo per andarci con una posizione congiunta. Dopodiché la cosa si è stoppata perché la Cisl aveva già presentato una sua proposta, la Uil ha voluto fare altrettanto, mentre noi avevamo scelto di non farlo proprio per non irrigidire il confronto”.
La difficoltà dei sindacati a trovare una posizione unitaria, in questi mesi, è stata aggravata (e alimentata) dal fuoco congiunto di Confindustria e governo. Da un lato l'associazione degli industriali preme per una riforma dei contratti che lasci campo libero alla compressione dei salari e – questo è il timore - alla deregolazione dei diritti universali difesi dal livello nazionale. E, per farsi forte in questa strategia, pone un veto ostruzionistico sulle trattative in corso per i rinnovi di settori e categorie. Qualsiasi rinnovo della stagione contrattuale. Anche quelli andati a buon fine (vedi il contratto dei chimici). Dall'altro lato il governo ha fatto sponda promuovendo ipotesi di introduzione per legge del salario minimo; una misura che chiaramente indebolirebbe ruolo e contenuti del contratto nazionale, e di qualsiasi discussione sulla sua riforma.
Adesso si riparte. Da alcuni punti fermi. Cgil, Cisl e Uil sottolineano che “un moderno sistema di relazioni industriali deve fondarsi su tre pilastri: l'estensione e qualificazione della contrattazione, a tutti i livelli; la sperimentazione di nuovi livelli di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori al governo dei processi produttivi aziendali; il consolidamento delle regole della rappresentanza e della rappresentatività definite col Testo Unico del 10 gennaio 2014 e successivi accordi negli altri settori”.
Sul valore e sullo stato di applicazione dell'insieme delle norme sulla rappresentanza, le segreterie “promuoveranno a breve un'iniziativa unitaria”. I sindacati ribadiscono, però, che i contratti vanno rinnovati. La discussione sul modello contrattuale non può fermare quel treno. “L'elaborazione di una proposta unitaria – si legge sempre nella nota congiunta - non deve condizionare il confronto ai tavoli sui quali sono in corso i negoziati per il rinnovo dei Ccnl, dei quali si auspica una prossima conclusione”.
L'impressione, leggendo prima d'oggi i documenti e le proposte delle tre confederazioni, è che non ci siano differenze profonde. E la nota delle segreterie in qualche modo conferma questa impressione, lì dove avvisa che Cgil, Cisl e Uil hanno già oggi “registrato alcune significative convergenze”. I nodi da sciogliere sono comunque molti. Solo per citarne alcuni (già citati sopra): l'equilibrio tra primo e secondo livello; la riduzione del numero di contratti; la partecipazione dei lavoratori; soprattutto (tema caro alla Cgil) l'avvio di una contrattazione inclusiva che faccia entrare nel perimetro del contratto (con le sue norme e i suoi diritti) tutti i lavoratori.