Sono circa 180.000 le lavoratrici e i lavoratori nei diversi settori della conoscenza e 163.000 in quelli della funzione pubblica che hanno diritto al voto. Per la prima volta anche i precari, hanno sottolineato con soddisfazione i segretari generali delle due categorie, che per questo obiettivo si sono molto battute. E' quanto emerso dalla conferenza stampa congiunta del sindacato confederale, insieme alle categorie della Funzione Pubblica e dei Lavoratori della Conoscenza, che si è svolta stamattina presso la sede della Cgil Lombardia, in via Palmanova a Milano con i segretari generali Elena Lattuada, Cgil Lombardia, Florindo Oliverio, Fp Cgil Lombardia, Tobia Sertori, Flc Cgil Lombardia. Al centro dell'incontro,  le elezioni del 3–4–5- marzo per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie delle lavoratrici e dei lavoratori dei settori pubblici.

Un calo di addetti di quasi il 9-10% rispetto alle ultime elezioni del 2012 (175.000), ha sottolineato Florindo Oliverio, Segretario generale della Funzione Pubblica Cgil Lombardia, anche a causa della chiusura di molte sedi; una riduzione che non si è riproposta in egual misura nel numero dei candidati, che sono 4.500 per la Funzione Pubblica CGIL, distribuiti in oltre 1250 posti di lavoro (più del 71% degli enti, il 2% in più del 2012).

“La Flc Cgil, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza, sarà presente - ha detto Tobia Sertori - in 1.103 scuole, 7 Università, 10 Enti di Ricerca e in 7 Conservatori e Accademie, coprendo più del 94% delle sedi di voto, e con 2.750 candidati: “un appuntamento importante per la democrazia nei luoghi di lavoro, per la rappresentanza del sindacato e oggi ancor più significativo per l’attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare ai dipendenti pubblici, ai quali è riservata una campagna denigratoria e offensiva che ha anche l’obiettivo di ridurre il ruolo di rappresentanza sociale del sindacato, garantito dalla Costituzione.

"Lo strumento scelto è trasformare il rapporto di lavoro pubblico ponendolo alle dipendenze dirette della politica, legiferando lo stato giuridico del lavoratore ed eliminando il contratto nazionale, e di conseguenza il Contratto di secondo livello.

Il risultato di queste elezioni sarà perciò determinante per il ruolo stesso del sindacato nel mondo della conoscenza, e un risultato che rafforzi la CGIL potrà dare una risposta a chi pensa che basti un uomo solo al comando, affermando la necessità di trasparenza e di partecipazione", aggiunge il sindacato.

Florindo Oliverio ha sottolineato che per la “seconda volta consecutiva si vota con l’urgenza di rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro, fermi dal 2009, sia per la parte economica sia per quella normativa. In sei anni di blocco i lavoratori pubblici ci hanno rimesso oltre 4mila euro pro capite. I contratti nazionali scaduti hanno esaurito la loro funzione e ora c’è bisogno di adeguarli alle pesanti ristrutturazioni aziendali che la crisi e le politiche dei governi stanno imponendo.

Il rinnovo dei contratti nazionali è l’obiettivo per cui chiediamo il voto alle lavoratrici e ai lavoratori, ha detto. Più voti andranno alla CGIL più forte sarà la risposta al governo, che mantiene il blocco imposto dall’ex ministro Brunetta e nega il confronto con chi rappresenta i lavoratori. In questi anni gli uffici sono stati depotenziati, i servizi per i cittadini tagliati, i lavoratori si sono impoveriti. Anche per questo ha fatto bene il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a ricordare a governo e parlamento che “per la nostra gente, il volto della repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo". Perché solo pubbliche amministrazioni efficaci possono garantire i diritti di tutti i cittadini, riconoscerne libertà e dignità. E solo lavoratori con diritti e dignità possono migliorare la qualità dei servizi pubblici”.

Per Elena Lattuada, segretario generale della Cgil Lombardia, “queste elezioni consegnano nelle mani delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici una grande responsabilità: quella di mandare a tutto il Paese il segnale che la partecipazione collettiva è prima di tutto democrazia. Per questo sono elezioni importanti non solo per le categorie interessate ma per tutto il sindacato.

I candidati della Cgil sono prima di tutto lavoratrici e lavoratori che provano, nello svolgimento del proprio lavoro, a rappresentare, oltre ai loro, gli interessi e le tutele per tutte e tutti, e così facendo compiono un atto non solo democratico, ma anche di riconoscimento di diritti collettivi oggi più che mai indispensabili e non riconosciuti. Né danno prova gli stessi risultati della ricerca Ipsos che evidenziano come la principale preoccupazione dei dipendenti pubblici “stabili” sia la lotta alla precarietà.

In una regione e in un Paese che troppo spesso fanno delle differenze e delle discriminazioni una ragione di divisione, è fondamentale costruire coesione sociale, rappresentanza ed unità.

Sono stati anni nei quali il ruolo del lavoro pubblico, nelle scuole, nei servizi, in sanità, è stato ridotto e disconosciuto: se da queste elezioni la Cgil esce rafforzata, è il segno più significativo e forte per provare, insieme, a cambiare questo Paese, cosa possibile solo attraverso una grande unità tra lavoro pubblico, diritto degli utenti/cittadini, stato sociale equo e redistributivo”.