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La Ces, il sindacato europeo, “condanna duramente ogni misura che mette a rischio la dignità umana, i diritti o l’integrità fisica” di quei “richiedenti asilo che rischiano le loro vite e quelle dei loro figli e delle loro famiglie, alla ricerca di un ambiente rispettoso e pacifico nel quale poter vivere”. Lo si legge in un passaggio della mozione che il congresso di Parigi della Ces (arrivato al terzo giorno di lavori) ha approvato ieri, 30 settembre. Una mozione di emergenza, sulla crisi dei rifugiati in Europa nella quale la Ces condanna le “barriere e steccati” recentemente costruite, che si sono dimostrate “inefficaci e hanno avuto il solo effetto di spostare i flussi da una rotta all’altra”. “Il loro uso – afferma il sindacato europeo – deve essere respinto”.
Il sindacato “deplora” la strage nel Mediterraneo e continua a chiedere alla Commissione Europea di proseguire le missioni di ricerca e soccorso. Secondo la Ces, “le lunghe file negli uffici per l’asilo, i centri di accoglienza strapieni e i campi improvvisati in molti angoli d’Europa, dimostrano quanto i paesi dell’Europa siano stati impreparati e poco propensi a rispondere all’emergenza”. Le politiche di austerità, poi, “hanno aggiunto problemi”.
Secondo la Ces, nel rispetto dei valori fondamentali per tutti gli europei (rispetto della vita e delle dignità umana), “è essenziale” che gli stati membri “accettino un adeguato numero di rifugiati”, così come è necessaria una “politica di asilo europea” che rispetti gli standard di protezione previsti dai trattati internazionali, come la Convenzione sullo status di rifugiato dell’Onu del 1951 e il suo protocollo del 1967.
C’è poi il grande problema rappresentato dal regolamento di Dublino. Il regolamento “deve essere revisionato”, secondo la Ces che chiede nuove regole che assicurino una ripartizione equa tra gli stati membri e, nei limiti del possibile, anche della scelta e dei bisogni dei richiedenti asilo.
In quest’ottica, la Ces apprezza la decisione del Consiglio adottata il 22 settembre. “La riallocazione di 160mila rifugiati può dare immediato sollievo ai paesi che ricevono un flusso straordinario di richiedenti asilo”. Si tratta però, aggiunge la Ces, di una “risposta parziale alla sfida che l’Europa sta affrontando e bel lontana dal garantire una soluzione permanente”. In ogni caso, la Ces “condanna quei governi che hanno scelto di rifiutare l’approccio comune verso una riallocazione dei richiedenti asilo in Europa”.
Infine, la Ces mette in guardia rispetto al rischio che l’Agenda della Commissione Europea rispetto alla crisi dei rifugiati si riveli inadeguata, a fronte dell’allargarsi del problema, specie lungo le rotte dei Balcani orientali e del mar Mediterraneo. “Bisogna fare di più – esorta il sindacato europeo – tutte le persone hanno diritto alla sicurezza, fisica ed economica, alla libertà politica e religiosa, all’accesso a servizi sanitari di qualità e all’educazione, in una società che protegga queste libertà. L’Ue e i suoi stati membri, devono pertanto ripristinare una qualità dei servizi sociali per tutti, con priorità ai servizi che salvaguardino la coesione sociale, come i servizi per l’impiego e la casa. I centri di accoglienza e gli uffici per l’asilo devono essere dotati di personale pubblico e adeguatamente formato”.
“Con i suoi 60 milioni di iscritti – si legge a conclusione della mozione - il movimento sindacale europei rimane un baluardo contro l’intolleranza e continuerà a chiedere risposte umanitarie a una crisi umanitaria. Se i rifugiati saranno in grado di lavorare, i sindacati li iscriveranno e li rappresenteranno, e lavoreremo con gli altri partner per garantire assistenza umanitaria a quelli che non sono al lavoro. La Ces coopererà con la Confederazione internazionale dei sindacati per rispondere ad una crisi che è globale oltre che europea”.