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Il decreto 90/2014 che avvia la riforma della pubblica amministrazione è in vigore da ieri. Una riforma che, però, secondo la Cgil, non può essere definita tale, in quanto non incisiva, se non per le misure che riguardano i lavoratori e le prerogative sindacali, come il dimezzamento di distacchi, aspettative e permessi, a partire dal 1 settembre. Se ne è discusso stamattina a 'Italia Parla', la rubrica di Radioarticolo1 (qui il podcast), dove è intervenuta Rossana Dettori, segretaria generale Fp Cgil che annuncia mobilitazioni dal prossimo 7 luglio con sit-in davanti alle prefetture.
"Il nostro giudizio sul provvedimento del governo resta invariato – ha esordito la dirigente sindacale – ed è di segno negativo, perchè manca una visione progettuale di carattere complessivo di riorganizzazione della pubblica ammnistrazione, né esiste un'idea compiuta di riforma. Noi abbiamo più volte messo in luce la necessità di un intervento organico di riorganizzazione delle funzioni pubbliche complessivamente intese, che non sono solo ministeri e funzioni centrali svolte dal lavoro pubblico, ma anche sanità ed enti locali. Non leggo poi nel decreto un vero taglio agli sprechi, una vera flessibilità gestionale di come il lavoro pubblico risponde ai bisogni dei cittadini. Parola, quest'ultima, che compare solo due volte nel testo, malgrado ufficialmente si ripeta che la riforma è stata concepita per venire incontro ai loro bisogni. L'unica flessibilità introdotta riguarda i lavoratori, a proposito di tagli, mobilità e demansionamenti".
Tra i punti qualificanti del decreto, il ministro Madia sottolinea l'avvio di una staffetta generazionale, con l'andata in pensione di circa 60.000 statali entro il 2018, che comporterà un turn over maggiore con l'ingresso di lavoratori giovani. "Di cosa stiamo parlando? risponde Dettori - Da un lato, bisogna fare i conti con la legge Fornero, che ha allungato i tempi di permanenza in servizio; dall'altro, c'è la norma sul turn over, che non prevede la possibilità di sostituire tutti coloro che vanno in pensione. La staffetta generazionale è una cosa pregevole e la ministra fa bene a parlarne, ma sui numeri non ci siamo proprio. Vi sono settori, penso a beni culturali, sanità e servizi alla persona degli enti locali, che, al contrario, hanno bisogno da subito di assunzioni massicce di personale: con il nostro Piano del lavoro, noi abbiamo previsto un fabbisogno di 100.000 persone in più solo nei tre comparti pubblici menzionati, se vogliamo garantire quei servizi che i cittadini ci chiedono".
Altra questione irrisolta nel progetto del governo, i precari. "Su precari e vincitori di concorso, che sono l'altro problema annoso del nostro paese – osserva Dettori –, ci aspettavamo delle risposte dalla ministra, ma nella delega non c'è nulla. Per quanto riguarda la stablizzazione dei precari, si fa riferimento al fondo di 15 milioni per la mobilità, che diventeranno il doppio l'anno prossimo. Vorrei che Madia ci dicesse con chiarezza che fine ha fatto il progetto messo a punto dai governi precedenti su tale questione, anche perchè quei lavoratori non sono più giovani, avendo alle spalle fino a 30 anni di precariato. Noi non smetteremo di rivendicare il riconoscimento dei diritti di quei lavoratori, chiamati a svolgere funzioni specifiche nelle nostre ammnistrazioni, anche perchè senza di loro, penso agli uffici pubblici per l'impiego, quei servizi verrebbero automaticamente chiusi".
Altro nodo, la privatizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. "Noi siamo stati fautori del processo di privatizzazione del rapporto di lavoro – ricorda Dettori –, proprio nella logica di mettere alla pari lavoratori pubblici e lavoratori privati, portando tutta una serie di norme all'interno della contrattazione, fatta dalla organizzazioni sindacali più rappresentative e dal datore di lavoro, che, in tal caso, è il governo. E già con l'ex ministro Brunetta, a proposito di produttività, denunciammo il tentativo di riportare sotto la regia politica il contratto di lavoro dei lavoratori pubblici. Questo governo va avanti su quella falsariga, con norme come la mobilità, il demansionamento, ecc. Oggi l'obiettivo vero è tornare agli anni '50, quando, per legge, si definiva anche l'ombelico del lavoratore pubblico, che significa tutto fuorchè la privatizzazione del rapporto di lavoro: vuol dire che noi dipenderemo direttamente dalla politica ed è un ricatto molto pesante. Pensare che la riforma della p.a. si fa riformando i lavoratori per legge è proprio sbagliato".
Così come è sbagliato, per la Fp, il taglio previsto del 50% delle prerogative sindacali, come permessi, distacchi e aspettative. "Non se ne capisce la ratio – denuncia Dettori –, se non il desiderio vero di colpire il sindacato. Come scusa, hanno detto che con l'abbattimento della metà dei distacchi si risparmiavano 150.000 euro, e che quelle risorse sarebbero andate ai malati di Sla, garantendo loro prestazioni che erano state ridotte. Una bufala, e oggi lo ripetiamo con chiarezza: dalla riduzione dei distacchi si risparmia pochissimo. Il ritorno dei lavoratori che oggi sono in distacco sindacale produce 10 milioni di risparmi, ma alla lunga c'è un incremento della spesa, perchè a quel lavoratore ora viene garantito solo il salario tabellare, sancito dal ccnl, ma domani, quando torna al lavoro, gli si devono garantire anche le indennità di turno, il salario accessorio, legato alla prestazione. Non vorrei che l'attacco alle agibilità sindacali nei settori pubblici si trasformi in una generalizzazione e posso dire che sta già accadendo, perchè molti settori privati ci chiamano per dire che vogliono fare la stessa cosa che ha fatto il governo. Lo ripeto, è una norma sbagliata, che non produce risorse e noi ci batteremo perchè le agibilità democratiche nei posti di lavoro non vengano assolutamente toccate: è un attacco alla democrazia assolutamente intollerabile. Per questo, dal 7 luglio prossimo, avvieremo la nostra mobilitazione contro il decreto legge del governo, con presidi sotto tutte le prefetture del paese, senza escludere altre forme di lotta, come una manifestazione nazionale".