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È sempre più drammatica la situazione dei 72 dipendenti della Riello di Piombino Dese (Padova), interessati dalla procedura di licenziamento collettivo e dalla chiusura dello stabilimento. Oggi (martedì 21 marzo) manifestano a Legnago (Verona) davanti al quartier generale dell’azienda (leader nella produzione di sistemi e tecnologie per il riscaldamento e il condizionamento), a partire dalle ore 8.30, per protestare contro le decisioni unilaterali della proprietà. Alla dimostrazione si uniscono anche i lavoratori della casa madre “in modo da dimostrare – spiega una nota Fiom Cgil - la preoccupazione di tutte le maestranze dell’intero gruppo per il futuro del sito e dell’azienda”.
“Non è accettabile la posizione di chiusura assunta da Riello” dichiara il segretario provinciale Fiom Cgil Loris Scarpa: “La società non permette ai lavoratori di poter individuare una soluzione alla vertenza, soprattutto alla luce della disponibilità della Regione Veneto e delle possibili alternative proposte dal ministero dello Sviluppo economico”. Come altre vertenze, ha aggiunto l’esponente sindacale, anche questa “soffre a causa della variazione delle normative che penalizzano i lavoratori. Troppo spesso la crisi è utilizzata come alibi per agire in maniera arrogante contro i dipendenti”.
L’azienda, di proprietà della statunitense United Technologies Corporation (che nel maggio scorso ha acquisito il 70 per cento del gruppo), ha fissato al 13 aprile la deadline del sito di Piombino Dese, stabilendo 48 licenziamenti e 24 trasferimenti in altre sedi del gruppo (sono otto in tutto) in Veneto e Lombardia. Una decisione fortemente avversata dai sindacati, che venerdì 17 hanno tenuto un’assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento (in via Mussa), dichiarandosi disposti anche ad arrivare all’occupazione della fabbrica. Fim, Fiom e Uilm chiedono l’utilizzo di ammortizzatori sociali, un programma di esodi incentivati e di pre-pensionamenti e un piano industriale definito e credibile.
Piano industriale, però, che sembra essere inesistente, come ha confermato la riunione del “tavolo di crisi” al ministero dello Sviluppo economico, che si è tenuto lo scorso 10 marzo con la partecipazione di governo, sindacati e azienda. In quell’occasione il ministero, in cambio della sospensione dei licenziamenti, aveva offerto a Riello la disponibilità di un advisor per realizzare un’ampia ricognizione allo scopo di trovare imprese interessate alla reindustrializzazione dell’impianto di Piombino Dese. Proposta che però l’azienda ha rifiutato, hanno rivelato i rappresentanti Fim e Fiom presenti all’incontro, limitandosi alla possibilità di “discutere soltanto di incentivi e di altre soluzioni di ricollocazione”.
Grande delusione per l’atteggiamento dell’azienda viene dalla Fiom Cgil. “Ministero e Regione avevano fatto la loro parte presentando una soluzione alternativa al licenziamento, ma adesso le speranze sono minime” spiega Anna Zanoni, rappresentante dei metalmeccanici Cgil di Padova: “La chiusura dello stabilimento è stata giustificata con un calo del lavoro, ma l’impianto non ha mai avuto evidenti problemi produttivi. L'intero settore ricerca e sviluppo è a Piombino Dese, ma questo non è stato tenuto in considerazione affinché l'azienda possa continuare a lavorare”.