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C'è lo sfruttamento del lavoro, quello vero, che lede pesantemente la dignità delle persone, alla base dell'inchiesta che la procura di Napoli ha avviato sulla ricostruzione post terremoto in Umbria, indagando (anche per associazione a delinquere) alcuni imprenditori campani (al momento gli iscritti nel registro sono 4) impegnati nella realizzazione delle casette per i terremotati, quelle che tecnicamente si chiamano Sae, soluzioni abitative d'emergenza. Dalle prime indiscrezioni sull'inchiesta (che è ancora agli inizi) si apprende che nei cantieri del territorio umbro, in particolare nel comune di Cascia, lavoravano operai sottopagati, tutti reclutati in Campania, più precisamente nelle zone di Napoli e Quarto, in gran parte “in nero” e destinati a lavori in condizioni di sfruttamento.
Addirittura, nelle carte dell'inchiesta si può leggere che gli operai edili erano “privati di vitto sufficiente e di alloggi idonei, esposti a situazioni di grave pericolo per la loro incolumità personale, sia nella fase degli spostamenti (in quanto gli operai vengono trasportati su furgoni in cattivo stato di manutenzione e in numero eccedente la capacità degli automezzi) sia nella fase dell’esecuzione dei lavori perché privi delle più elementari dotazioni antinfortunistiche”.
L'inchiesta preoccupa molto anche se non stupisce i sindacati umbri dell'edilizia, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, che oggi, 16 ottobre, hanno tenuto una conferenza stampa: "Le notizie uscite in questi giorni non ci colgono di sorpresa – hanno detto i tre segretari generali umbri Augusto Paolucci (Fillea Cgil), Tino Tosti (Filca Cisl) e Stefano Paloni (Feneal Uil) – perché avevamo già espresso perplessità sui lavori di montaggio delle casette, dove operano aziende (come quelle coinvolte nell'inchiesta) che non applicano il contratto edile (ma il multiservizi) e dove c'è una forte rotazione di personale”.
Per Fillea, Filca e Feneal è comunque ancora troppo presto per trarre conclusioni dall'inchiesta che è appena partita, ma di certo “questa deve essere un monito per chi ancora non ha capito cosa può succedere in quello che può essere considerato il più grande cantiere d'Europa”. Ecco perché i tre sindacati tornano a chiedere con forza l'applicazione della normativa che ha garantito legalità e sicurezza nella ricostruzione successiva al terremoto del 1997, che colpì pesantemente Umbria e Marche: ovvero il Durc per congruità.
“Si tratta di un modello che funziona – hanno sottolineato i sindacati, assistiti tecnicamente da Andrea Ruffini, responsabile area Durc e congruità della Cassa Edile di Perugia (nel video qui sotto) – che ha permesso in Umbria una ricostruzione praticamente senza morti sul lavoro e infortuni gravi, senza significative infiltrazioni della criminalità organizzata e con una spesa finale per lo Stato inferiore alle previsioni”.
Eppure, nonostante sia pronto nel cassetto un decreto che estende il Durc per congruità a tutto il cratere, ufficialmente questa soluzione non si è ancora concretizzata. “Questo è un paese strano – hanno aggiunto i tre segretari – dove un modello efficace, che tutela le imprese legali e i lavoratori, oltre alla qualità della ricostruzione, non solo non viene ripreso, ma rischia addirittura di venire meno laddove, come in Umbria, è ormai entrato nei meccanismi del sistema edile regionale. Tra la legalità dichiarata e quella praticata resta troppa distanza”.
Sull'inchiesta della procura di Napoli era intervenuto nei giorni scorsi anche il segretario generale della Fillea Cgil nazionale, Alessandro Genovesi: "Serve evidentemente uno strumento che da subito metta fuori le imprese più scorrette e che non applicano il contratto di lavoro dell’edilizia: questo strumento si chiama Durc per congruità. Chiediamo di estendere a tutto il cratere la normativa e gli strumenti oggi già disponibili in Umbria – ha detto il segretario Fillea – che, non a caso, hanno aiutato nell’opera di denuncia. Da mesi stiamo attendendo un’ordinanza specifica da parte del Commissario, per di più già condivisa – da quello che ci risulta – dai Presidenti delle Regioni interessate".
Dal leader degli edili Cgil dunque l'appello al nuovo Commissario affinché “l’ordinanza sia pubblicata subito, sia già applicabile senza tanti rinvii e permetta immediatamente quel lavoro di predisposizione tanto per il sistema delle Casse Edili che per gli stessi uffici per la ricostruzione”.