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“Continuare il percorso di mobilitazione fino a quando il governo e l'arco parlamentare non accoglieranno le nostre richieste con investimenti adeguati e un iter legislativo necessario”. Sono “determinati” in tutti i sensi i ricercatori universitari precari che oggi, 13 dicembre, si preparano a una nuova giornata di lotta, al fianco degli studenti e dei sindacati.
Dopo le assemblee negli atenei di questi mesi e dopo le azioni di protesta in più di 15 città italiane di giovedì 6 dicembre, sfociate anche nell'occupazione dell'aula del Senato Accademico dell'Università La Sapienza di Roma, oggi è infatti il giorno della manifestazione nazionale, con appuntamento alle ore 14, in piazza Vidoni, a Roma, sotto la sede del ministero della Funzione pubblica.
Obiettivo della protesta, organizzata dalla Flc Cgil, è lo stanziamento nella legge di bilancio 2019 di risorse pari a 1,5 miliardi di euro “per assorbire il precariato storico (circa 20 mila persone), per aprire un pre-ruolo unico che dia avvio a un reclutamento ordinato e ciclico, per dare dignità contrattuale ai docenti a contratto, per lo sblocco del turn-over e per il ruolo unico della docenza”.
La mobilitazione è partita con la piattaforma “Perché noi no? Stesso lavoro e stessi diritti”, con la quale, da luglio scorso, i ‘Ricercatori determinati’ denunciano l’elevato livello di precarietà nelle università italiane dove migliaia di lavoratrici e lavoratori fanno ricerca e didattica senza avere contratti stabili. Oggi, nelle ore decisive della discussione della legge di stabilità, i ricercatori vogliono ricordare al governo che “gli investimenti previsti per l’università sono totalmente insufficienti, che servono le risorse per avviare un piano straordinario di reclutamento dei ricercatori e dei docenti precari dell’università e per avviare subito l’iter per una riforma del pre-ruolo in modo da semplificare la giungla dei contratti precari”.
In un video l'appello alla partecipazione di studenti e precari della ricerca e della didattica di tutto il Paese e l'invito alle forze politico-parlamentari a partecipare e a confrontarsi in piazza in un'assemblea pubblica.