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Il 9 maggio "forse non passerà alla storia, ma va ricordato perché è una delle giornate più buie nella storia degli infortuni sul lavoro del Friuli Venezia Giulia. Durante la mattina perde la vita un 19enne di Fiumicello. Il giovane lavorava nell’azienda di famiglia, una delle ditte appaltanti della Fincantieri di Monfalcone (Go). Poche ore più tardi, uno studente 16enne in stage presso la Emmebi, un’azienda specializzata di Pavia di Udine (Ud) si ferisce gravemente la mano destra mentre utilizza un macchinario. Questi sono gli ennesimi tragici casi di infortuni sul lavoro nella regione Friuli, che conta otto morti da Gennaio 2018". Lo dichiara la Rete degli studenti medi, in una nota.
La giovane età delle due vittime porta alla luce un problema che persiste nel mondo del lavoro: la mancanza di formazione e una scarsa cultura della prevenzione. “Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla famiglia di Matteo – dichiarano Martina Uccheddu e Sebastiano Anziutti, della Rete degli studenti medi di Udine – e speriamo che si risolva nel migliore dei modi anche l’operazione al ragazzo ferito. La sicurezza e la tutela degli studenti e in generale di chi lavora deve venire prima di tutto. Gli studenti tutti hanno diritto a ricevere un’adeguata formazione sui temi della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, in particolar modo gli studenti degli istituti professionali che nel periodo di stage possono entrare in contatto con macchinari pericolosi. Onde evitare che questo spiacevole evento possa ripetersi è importante che gli studenti-lavoratori non siano esposti a gravi rischi e che l’utilizzo dei macchinari venga fatto sotto la supervisione del tutor e avendo alle spalle un’adeguata conoscenza delle attrezzature aziendali.”
“Rischiare la vita non può in alcun modo essere considerato formazione – dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi – esporre gli studenti a rischi inutili ponendoli in contesti non sufficientemente sicuri o con le adeguate tutele non può essere considerato tale. Serve ancora investire molto fornendo gli strumenti necessari per vivere l’esperienza formativa in sicurezza, così da evitare altre giovani vittime. Ci sono già stati altri casi di incidenti gravi, da La Spezia a Faenza lo scorso dicembre, già allora avevamo ribadito che nessun’altra vita doveva essere messa a rischio. Serve che le istituzioni si prendano le dovute responsabilità e affrontino al più presto il problema perché così la situazione non è sostenibile.”
Non passa inosservato che l’azienda per cui lavorava il giovane 19enne era in subappalto, viene rimarcato quindi il fatto che la già debole rete di formazione e tutela sulla sicurezza nei luoghi lavorativi, si va riducendo quando la catena produttiva è basata su appalti e subappalti. "È necessaria un’inversione di tendenza al fine di evitare che il numero di vittime aumenti: migliore maggiore formazione e maggiore prevenzione a livello scolastico per tutti gli studenti coinvolti nell’alternanza nei percorsi tra scuola e mondo del lavoro e anche per coloro che al termine degli studi entreranno nel mondo del lavoro. Affinché questo sia possibile è necessario che gli studenti, i sindacati e le scuole si uniscano per far fronte a questo problema", conclude la Rete.