Gli operatori del comparto del restauro sul piede di guerra. A motivare la protesta sono i criteri stabiliti dal ministero dei Beni culturali che il 29 settembre scorso ha cambiato con un decreto i criteri per accedere al titolo di restauratore e di collaboratore dei beni culturali e alla prova di idoneità. È quanto si apprende in una nota unitaria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Per le tre sigle sono migliaia i posti di lavoro a rischio e nonostante ciò il ministro Bondi "è  indifferente al grido di allarme che proviene da numerose realtà operanti nel restauro”.

Per questi motivi
prosegue la mobilitazione nazionale con un richiamo gli organi competenti "a una gestione responsabile delle sorti dei tantissimi lavoratori che operano nei beni culturali”. Lo stesso sindacato annuncia, “che sono state raggiunte diverse migliaia di adesioni alla petizione rivolta al presidente della Repubblica Napolitano, garante dei principi sanciti dalla nostra Costituzione, lanciata lo scorso mese di luglio”.
 
“È indispensabile - conclude il comunicato - che il ministero proroghi i termini di chiusura dell’iscrizione al bando, prevista per il 31 dicembre, la cui procedura di accesso è stata attivata in ritardo e con continue modifiche nelle procedure d’iscrizione”.