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All’inizio di dicembre si è concluso il valzer di cambi al vertice della maggiore confederazione sindacale ceca, la ČMKOS. I cambiamenti sono partiti con il Sesto congresso straordinario della ČMKOS avvenuto nell’aprile del 2014. Il congresso straordinario è stato convocato perché la maggiore organizzazione sindacale del Paese era rimasta senza un segretario generale. Jaroslav Zavadil, che ha guidato la ČMKOS dal 2010, è stato infatti eletto nell’autunno del 2013 alla Camera dei deputati nelle fila dei socialdemocratici, lasciando così vacante la carica di segretario generale. Il congresso, aperto dal discorso del presidente della repubblica Miloš Zeman, ha quindi eletto come nuovo segretario generale Josef Stredula, capo della principale federazione sindacale ceca, quella dei metalmeccanici di OS KOVO.
Nell'elezione tenutasi il 25 aprile 2014 Josef Stredula ha sconfitto lo sfidante Václav Píč ottenendo 142 voti sui 227 espressi. Václav Píč non è poi riuscito neppure confermare il suo mandato di vicesegretario generale, che è stato affidato dal congresso a Vit Samek, mentre la presenza femminile sarà garantita dal vicesegretario generale Radka Sokolová, confermata al suo secondo mandato.
La nuove triade, che reggerà la ČMKOS fino ad aprile del 2018, ha davanti a sé delle sfide non troppo diverse da quelle che devono affrontare gli altri sindacati europei. Innanzitutto c'è da affrontare la lenta erosione del numero degli iscritti. Al momento della sua fondazione, nel 1990, la ČMKOS radunava una quarantina di federazione sindacali e cinque milioni di iscritti. A 25 anni dalla riconquistata libertà di organizzazione sindacale, al principale sindacato ceco non restano che 29 federazioni e 370 mila iscritti, ben 130 mila in meno rispetto a cinque anni prima. Spesso si tratta di perdite nette, in quanto nel panorama sindacale ceco non sono emerse negli ultimi anni nuove sigle sindacali importanti. Un'altra grande sfida è sicuramente il ricambio generazionale, dal momento che l’attuale realtà delle organizzazioni sindacali del Paese è caratterizzata da una base di aderenti con un'età media sempre più alta, mentre l'età media degli occupati nei principali settori industriali cechi, che forniscono la maggioranza degli iscritti alla ČMKOS, è invece diminuita.
Metalmeccanici a un bivio
L'elezione di Josef Stredula ha lasciato un vuoto alla guida della maggiore federazione sindacale ceca, l'Odborový svaz Kovo dei metalmeccanici cechi. Stredula è stato a lungo al vertice della federazione: dal 1993 è stato vicesegretario generale e dal 2005 segretario generale. A succedergli è il suo vice Jaroslav Souček, eletto dai 45 dei 74 membri del Consiglio della federazione sindacale.
Souček, che è stato vicesegretario generale della federazione dal 1997, dovrà gestire una situazione non facile. L'Os Kovo ha visto un lento calo degli iscritti, che attualmente sono circa 107 mila, sebbene gli addetti nel settore siano aumentati. “Il calo degli aderenti è più significativo dell'arrivo dei nuovi iscritti – ha ammesso il nuovo segretario generale –. Sebbene siano passati ormai 25 anni dalla Rivoluzione di Velluto, molte persone hanno paura o ritengono inutile iscriversi al sindacato. A noi il compito di cambiare questo stato di cose”.
A complicare la situazione è intervenuta la scissione dell'organizzazione di base degli operai metalmeccanici del principale stabilimento della Škoda Auto a Mladá Boleslav. Questa organizzazione con poco più di 19 mila aderenti era la più grande dell'intera federazione contribuendo nella misura approssimativa del 10% al finanziamento degli apparati centrali del sindacato. L'uscita dell'organizzazione nel settembre del 2013 è stato un duro colpo anche dal punto di vista mediatico, essendo la Škoda Auto considerata uno dei simboli dell'industria nazionale, ma non ha dato vita a scissioni in altre società industriali, come temeva la segreteria generale della Federazione.
La scissione è stata determinata dalla diatriba sull'organizzazione interna della Federazione. I metalmeccanici di Mladá Boleslav chiedevano infatti un rafforzamento delle singole federazioni regionali a scapito della segreteria generale, il rafforzamento dei consigli settoriali, che avrebbero potuto chiudere gli accordi sui contratti di settore e una maggiore autonomia delle organizzazioni di base. Una parte del dissidio tra i vertici della Federazione e la base della Škoda Auto ha riguardato anche il contributo sindacale: gli operai di Mladá Boleslav volevano fissare infatti una quota sindacale massima rompendo con l'automatismo della quota equivalente all'1% dello stipendio lordo percepito. Non a caso dopo la scissione l'organizzazione di base ha fatto diminuire la quota di adesione allo 0,5% dello stipendio.
Nel conflitto traspare anche una divergente concezione del ruolo del sindacato. I vertici della Federazione sono infatti più legati a una concezione di sindacato come interlocutore in un dialogo sociale condotto a livello nazionale con un forte protagonismo della segreteria generale, mentre i sindacalisti di Škoda Auto di Mladá Boleslav, assieme a molti altri, che hanno però deciso di rimanere nella Federazione, hanno una visione più incentrata sull'azienda, sulla sua filiera produttiva o sul singolo settore produttivo.