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“Da parte del governo, anche a sentire le parole di ieri di Renzi alla Leopolda, c’è una pervicace insistenza nel non considerare le opinioni di milioni di persone, le idee che vengono dal mondo del lavoro, il disagio sociale, le proposte che sono state condivise e supportate dalla marea di persone che sabato ha invaso pacificamente Roma in modo colorato e gioioso”. A dirlo è il segretario confederale Cgil Nino Baseotto, intervenendo stamani alla trasmissione “Italia Parla”, andata in onda su RadioArticolo1 (qui il podcast), commentando l’atteggiamento del premier e del governo a poche ora dall’incontro, previsto per oggi pomeriggio, tra esecutivo e sindacati sulla Legge di stabilità. “Renzi – continua l’esponente sindacale – ha scelto di ascoltare il mondo della finanza e le banche, di ascoltare Marchionne, gli imprenditori più oltranzisti, i poteri forti. E di essere sprezzante con chi rappresenta una parte importante del paese: la parte che lavora, che tira alla fine del mese con il proprio stipendio o la propria pensione”.
La riuscita della manifestazione di sabato scorso, spiega il segretario confederale Cgil, “ci fa sentire una grande responsabilità verso quegli uomini e quelle donne che ancora una volta hanno mostrato fiducia, adesione e condivisione delle parole d’ordine e delle posizioni che la Cgil esprime”. Una responsabilità che si traduce nel sostenere con ancora più forza le proprie proposte: “siamo convinti che rappresentino la vera novità e la vera occasione per cambiare l’Italia. Finora abbiamo sentito invettive, slogan e battute da bar: vedremo se nell’incontro di oggi pomeriggio ci sarà la disponibilità a confrontarsi, ad ascoltarsi vicendevolmente, a entrare nel merito e a discutere le proposte del sindacato”. Di sicuro, ha aggiunto, “non ci fermiamo: nella prospettiva delle prossime settimane ci sono tante forme di lotta, e c’è anche, se necessario, lo sciopero generale. Ma soprattutto, c’è la forza delle persone che sono andate in piazza”.
Baseotto è anche intervenuto sui rapporti con Cisl e Uil, affermando la possibilità di elaborare risposte congiunte da parte dei sindacati confederali. “Anche nei momenti di più dura divisione tra le organizzazioni non è mai venuto meno il filo dell’iniziativa unitaria nei territori e nelle situazioni aziendali” spiega Baseotto, aggiungendo che “Cisl e Uil sono in una fase di ridisegno dei gruppi dirigenti, quindi devono ora avere il tempo di svolgere la discussione interna, di definire i propri assetti e le proprie posizioni”. Ma le ragioni di una rinnovata iniziativa comune ci sono tutte, a cominciare “dalle iniziative del 5 novembre con i pensionati e dell’8 con i lavoratori del pubblico impiego. Due eventi unitari molto importanti, da cui bisogna partire per approdare a tanti altri temi. Abbiamo portato in piazza tanta gente, abbiamo dimostrato all’Italia che siamo una forza vera: se fossimo uniti, se potessimo marciare insieme a Cisl e Uil, saremmo più forti di quanto siamo adesso”.
Passando poi al rapporto con il mondo delle imprese, il segretario confederale Cgil definisce le ultime posizioni assunte da Confindustria “incoerenti e assolutamente prive di credibilità”, un atteggiamento da “bassa cucina e piccola bottega”. Spiega Baseotto: “io sono un po’ stanco di associazioni datoriali che condividono le nostre posizioni quando non incassano, e quando poi c’è qualcuno che gli fa incassare qualcosa, a quel punto cambiano di 180 gradi le proprie posizioni e le proprie idee”. Secondo l’esponente Cgil, Confindustria dovrebbe ragionare seriamente sulla propria coerenza: “se il problema è qualche sconto, qualche beneficio che viene dall’Irap o qualche bonus a loro favore che sarà presente in questa Legge di stabilità, allora bisogna dire che un’organizzazione seria e importante si riduce ad accontentarsi di un piatto di lenticchie”.
In conclusione, Baseotto indica le linee d’azione della Cgil per i giorni a venire. “Già da questa sera, dopo l’incontro con il governo, inizieremo una discussione nel gruppo dirigente su come raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti, ossia quello di cambiare l’Italia, cambiare la politica economica, il volto di questo paese” spiega. Un percorso che si svolgerà su tempi lunghi: “non dobbiamo avere fretta, non dobbiamo esaurire tutte le frecce che abbiamo nel nostro arco. Dobbiamo andare avanti, sapendo che non sarà certo un voto di fiducia a fermarci, come ha detto chiaramente Susanna Camusso dal palco di San Giovanni. Continueremo la nostra iniziativa con forme articolate di mobilitazione, e se le cose non cambieranno è chiaro che andremo anche allo sciopero generale, ma lo faremo nei tempi giusti, per dare respiro e continuità alla nostra azione”.