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I Caf sono “presi d'assalto”. È l'effetto dell'introduzione del Rei, il reddito di inclusione sociale, provvedimento contro la povertà, voluto dal governo Gentiloni e che verrà erogato dal gennaio 2018.
Sono oramai giorni, infatti, che gli operatori dei Caf rispondono alle migliaia di cittadini che chiedono informazioni sulla nuova misura che secondo le stime del ministero del Lavoro dovrebbe interessare in questa prima fase oltre 500 mila nuclei familiari.
“Tutte le nostre sedi, da Nord a Sud – spiegano i coordinatori della Consulta nazionale dei Caf, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini – sono affollate da persone che hanno bisogno di sapere cosa fare per accedere al Rei. Spesso arrivano presso le nostre sedi dopo essere passati dagli uffici dei Comuni e in molti casi si stanno rivolgendo ai Caf per ottenere la certificazione Isee dall'Inps. Dai primi dati di questa ultima settimana sono moltissimi infatti coloro che sono privi di Isee pur avendo le caratteristiche per accedere al reddito di inclusione”.
Per questo, sarebbe opportuno “attivare immediatamente un tavolo di coordinamento tra il ministero, l’Inps, l'Anci e la Consulta dei Caf in modo da assicurare, nell'immediato e per il futuro, una puntuale e capillare assistenza a tutti coloro che versano in una condizione di grave disagio economico e sociale affinché nessuno che ne ha o che ne avrà diritto resti escluso da questo sostegno”.
L'avvio di questa nuova misura a soccorso dei più deboli, in effetti, influirà già dal 2017 sulle certificazioni Isee. I dati in possesso della Consulta confermano questa previsione con un trend di crescita che dovrebbe portare alla fine di questo anno a un incremento di oltre 500 mila del numero di Isee sul dato 2016.
“Saranno quasi 6 milioni le certificazioni rilasciate nel 2017 e circa 20 milioni le persone che fanno parte dei nuclei familiari coinvolti: rappresentano un terzo della popolazione di questo Paese. A loro – affermano i due coordinatori – i Caf hanno assicurato gratuitamente un'assistenza puntuale e qualificata e continueranno a farlo fino alla fine di questo anno. Non chiederemo compensi ai cittadini e non riceveremo emolumenti dall'Inps per esaurimento delle risorse stanziate appositamente per assicurare questo servizio ai cittadini”.
“Per i Caf – concludono Bagnoli e Soldini – l'impegno economico e finanziario che sosterremo per il 2017 sarà rilevante e assolutamente non riproponibile per gli anni futuri. Proprio per questo ci aspettiamo che il governo e il Parlamento individuino una soluzione nella legge di bilancio 2018 che consenta ai Caf di continuare a svolgere quella funzione di assistenza e di tutela sociale che gli viene riconosciuta dalla gran parte della popolazione italiana”.