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La storia del signor Antonio, che ha 95 anni e ha lavorato in Inghilterra dal ’52 e ora deve provare di esserci stato davvero, o quella del signor Giovanni, che di anni ne ha 101 e ora – per rimanere – si sente richiedere il “permesso dei genitori”, erano proprio le situazioni che temevamo quando, più di tre anni fa, iniziò questa brutta avventura della Brexit. Così come quelle di centinaia di migliaia di nostri connazionali, che vivono e lavorano e pagano le tasse nel Regno Unito da decenni: e oggi non vengono più trattati da “cittadini” come tutti gli altri. Così come quelle di ragazze e ragazzi magari arrivati da poco, che in quel paese si stanno costruendo un futuro e che ora non sanno se e come potranno restare. E così come quelle, non sembri un paradosso, di migliaia di cittadini britannici che cercano proprio ora di ottenere – il prima possibile – un passaporto europeo: magari hanno avuto un nonno in Italia, magari la loro madre è polacca…
Sono le storie, queste, che entrano quotidianamente nei nostri uffici dell’Inca Cgil in Gran Bretagna. In questi ultimi giorni hanno avuto una bella eco mediatica – in Italia e all’estero – e non possiamo che esserne contenti: perché finalmente raccontano cosa succede a una comunità e cosa succede alle singole persone quando un Paese decide di chiudersi, di allontanarsi, di separarsi dagli altri. Quando si vuole chiudere una frontiera che – per milioni di motivi storici e sociali e soprattutto culturali – era stata invece finalmente aperta.
E raccontano del nostro lavoro, del lavoro del nostro patronato: che è fatto dell’assistenza concreta e puntuale alla singola persona, certo, ma che ha alle spalle lo studio, la preparazione, le reti di relazioni intessute con la realtà circostante, l’impegno e la sensibilità di compagne e compagni che non guardano mai l’orologio, non lasciano mai “cadere la penna”. La scelta, sempre, di accettare ogni sfida che i cambiamenti sociali ci mettono davanti e, rimboccandoci le maniche, essere i primi in grado di offrire le migliori soluzioni possibili ai problemi dei cittadini. Come nel caso, appunto, della Brexit. Che ha creato problemi e incertezza a milioni di persone e che, lo vediamo ogni giorno, continuerà a generare insicurezza ancora per lungo tempo: perché le “trattative” sulla separazione sono ancora in corso, perché oggi non si può sapere cosa deciderà di fare il Regno Unito dopo.
Una certezza c’è però: l’Inca continuerà a riorganizzarsi e rinnovarsi per rimanere sempre il punto di riferimento di chi ne avrà bisogno; seguendo sempre i valori del nostro sindacato, della Cgil: solidarietà, integrazione, uguaglianza di tutte e tutti. I cittadini italiani e stranieri, nel nostro paese e all’estero, ci contano da settantacinque anni: potranno serenamente farlo ancora molto a lungo.
Michele Pagliaro è presidente Inca