Torna alla ribalta la legge sulla “Buona scuola”, grazie alla costituzione di un comitato formato da, studenti, genitori, lavoratori e associazioni sindacali (per la raccolta delle firme necessarie ai 4 referendum abrogativi a sostegno della scuola pubblica), e un’ occasione per fare il punto della situazione. In altre parole si torna a lottare per cambiare le parti peggiori della legge, in modo democratico, chiedendo ai cittadini di esprimersi.
Il 3 maggio a Urbino (sala del Consiglio di palazzo Battiferri) dalle 16.30 alle 19 e il giorno successivo a Pesaro, nella sala Pierangeli della Provincia, sempre dalle 16.30 alle 19, la segretaria generale della Flc Cgil Pesaro Urbino Lilli Gargamelli, insieme al professor Massimo Baldacci, docente all’università “Carlo Bo” di Urbino, terranno un incontro pubblico al quale sono stati invitati anche i dirigenti scolastici che a titolo personale hanno sottoscritto la richiesta di 4 referendum abrogativi, concernenti i punti maggiormente critici della legge.
“Abbiamo portato in piazza centinaia di migliaia di persone, protestato, dialogato, presentato proposte per cambiare questa legge –si legge in una nota del Comitato – per cambiare questa legge sbagliata. Non è servito a niente. Allora si è deciso di fare la cosa più semplicemente democratica: appellarci alla partecipazione popolare”.
Queste le proposte: in primo luogo si chiede l’abolizione dei finanziamenti privati alle singole scuole e incremento per la scuola pubblica statale.
Sì all’abrogazione del potere dei presidi di scegliere e confermare o meno i docenti dagli ambiti e l’abrogazione dell’obbligo del numero delle ore 200-400 ore (minimo) di alternanza scuola e lavoro.
Il quarto referendum riguarda l’abrogazione della facoltà dei presidi di attribuire il merito ai docenti escludendo il merito al personale Ata e ai docenti precari, quindi sulla base di un eccesso di potere discrezionale. La Flc, insieme alle altre associazioni e ai protagonisti della scuola (genitori, studenti e personale) ha sempre criticato la legge “Buona scuola”.
Dai quesiti referendari emerge chiaramente il nodo dell’eccessiva arbitrarietà concessa ai presidi e il timore di riportare indietro nel tempo l’istruzione pubblica ovvero la più grande risorsa per il futuro del nostro paese.
Un sistema che si è spezzato, soprattutto a livello di coesione, collaborazione e condivisione. Con la partecipazione si può sostenere un sistema di formazione pubblico, gratuito e di qualità, scongiurando la creazione di scuole d’élites e di scuole-ghetto, in modo da garantire concretamente, e non solo a parole, il diritto allo studio, uno dei principi costituzionalmente garantiti.