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“La Cgil crede nell’importanza della solidarietà, come valore ma anche come strumento operativo di azione sindacale”. A dirlo Fabio Ghelfi, responsabile del dipartimento Internazionale della Cgil Lombardia, che racconta come nasce la campagna Raise your voice, make the difference, evento “collaterale” alla campagna referendaria lanciata dalla Cgil per sostenere i due referendum su voucher e appalti. La Cgil Lombardia sta raccogliendo in queste ore le video testimonianze di lavoratrici e lavoratori, studenti, sindacalisti di tutte le nazionalità. “La vostra battaglia è la nostra battaglia”, dicono i sostenitori stranieri.
“Abbiamo deciso di coniugare la forza di una rete transnazionale di attivisti con la possibilità offerta dalle nuove tecnologie di comunicare rapidamente e in modo istantaneo – spiega Ghelfi -. Così, dalla pagina Facebook della Cgil Lombardia abbiamo lanciato un evento, facendo appello a tutti i cittadini del mondo che oggi sentono minacciati i propri diritti a sostenere la campagna referendaria italiana Con2Sì. Come? Attraverso un video nella propria lingua madre che termina con un invito in italiano a sostenere due sì ai referendum promossi dalla Cgil”.
L’esperimento internazionale è cominciato coi sindacalisti della Cut São Paulo del Brasile, ospiti della Cgil a Milano a inizio febbraio. “I lavoratori sono con noi, ci mettono la faccia, danno un senso alla dimensione partecipativa. Vogliamo far emergere l’elemento umano, che è il fattore più importante”. Altri ancora sono in arrivo. L’evento è aperto a tutti, tutti possono pubblicare la propria testimonianza.
“Viviamo nel cosiddetto villaggio globale, dove le scelte delle multinazionali hanno ripercussioni su scala mondiale – commenta ancora Ghelfi -. Abbiamo bisogno di sostenerci e di unire le lotte per cambiare il mondo del lavoro. Abbiamo un potenziale di azioni enorme, grazie ai coordinamenti sindacali internazionali, alle reti transnazionali di attivisti e alle nuove tecnologie”. “Le rivendicazioni per nuove e migliori condizioni di lavoro appartengono a tutti, anche quando nascono in un singolo paese. Farle conoscere fuori dai propri confini è un modo per unire le lotte e per diffondere buone pratiche di networking”, conclude il sindacalista.