“Se c’è un insegnamento da imparare da questo referendum, è che chi governa ha la responsabilità e il dovere dell’ascolto, da tradurre nella fatica del confronto e della sintesi equilibrata delle posizioni in campo, per evitare di dare soddisfazione solo ad alcuni interessi più o meno espliciti”. È la lettura del segretario della Cgil Sardegna, Michele Carrus, che esprime soddisfazione per il risultato, da leggere anche come segnale per il governo regionale, al quale da tempi non sospetti imputiamo un’eccessiva e ingiustificata tendenza all’autosufficienza”.
"Occorre anche prestare attenzione alla volontà, palese nel voto di tre quarti dei sardi, di difendere la specialità autonomistica messa sotto attacco - che va invece valorizzata come strumento indispensabile per la crescita civile ed economica dell’Isola - e tenerne conto nei futuri processi di riforma e nel rapporto tra Regione e Stato".
La Costituzione, fondata sul Lavoro, prosegue, "è materia che deve unire e non dividere una nazione, perciò bisogna smetterla di tentare di cambiarla con maggioranze risicate che non rispecchiano la reale volontà del Paese, e soprattutto bisogna smetterla di imputare alla Carta la responsabilità della propria insufficienza politica, per stravolgere in senso autoritario l’intero ordinamento dello Stato".
"Si apre ora una fase delicata per il Paese che, lacerato da questo confronto elettorale come poche altre volte nella storia repubblicana, occorre invece responsabilmente mantenere coeso e solidale. La divisione è stata la cifra politica del governo Renzi sin dal suo insediamento, con interventi riformatori a senso unico, orientati a una sola parte a discapito delle altre, in particolare a vantaggio degli interessi delle imprese e a discapito dei diritti e delle aspettative dei lavoratori. Da qui occorre ripartire, per correggere anzitutto queste storture legislative, così come tracciato dalla Cgil con la proposta di legge popolare per la Carta dei diritti universali del lavoratori", conclude.