Rassegna Sindacale compie 60 anni. Un traguardo impegnativo, come sa bene chi, come chi scrive, ha girato quella boa qualche tempo fa e ormai viaggia verso i 63. Ma mentre il sottoscritto, dopo una vita lavorativa spesa tutta nel settimanale della Cgil, ha ammainato le vele e prova a godersi “a terra” l’età della pensione, Rassegna non ha “lasciato”, ma si è rilanciata attraverso la sfida della rete.

Addio dunque (quasi totale) alla carta, supporto chiave per secoli dell’informazione, e immersione totale nell’immaterialità del web, con un flusso informativo che non è più settimanale, ma nemmeno quotidiano, un flusso che da mattina a sera, con notizie, articoli e approfondimenti, dà l’opportunità di essere aggiornati (per chi voglia esserlo) su quanto avviene nell’ambito del lavoro, dell’economia, del sociale. Un flusso che, rilanciato attraverso un uso intelligente dei social network e delle varie piattaforme, può allargare ulteriormente il proprio raggio d’azione e raggiungere nuovi lettori e nuove coscienze.

Sono passati più di 35 anni da quando iniziai a lavorare nella redazione di Rassegna. In modo un po’ anomalo, cominciai da “inviato” a Genova per la manifestazione che il 24 gennaio del 1980 doveva ricordare Guido Rossa a un anno dall’assassinio da parte delle Brigate Rosse. Ma il giorno dopo la manifestazione, il 25 gennaio, i terroristi uccisero un colonnello dei carabinieri e il suo autista, Emanuele Tuttobene e Antonino Casu. E subito ci fu una nuova manifestazione, se possibile più grande e più partecipata della prima, e io seguii e raccontai anche quella.

L’inizio degli anni ottanta per Rassegna rappresentò il periodo del rilancio. Guidati da Francesco Cuozzo, cercavamo di innovare il giornalismo sindacale, di aprire le nostre pagine all’esterno, di andare oltre la propaganda per fare davvero informazione. Luciano Lama e Agostino Marianetti, senza darlo troppo a vedere, appoggiavano questa nostra “effervescenza”. Ricordo che per un po’ curai una rubrica che si chiamava “Ping pong”: sullo stesso tema venivano messe a confronto due voci discordi tra loro; a volte tramite due interviste, a volte mediante un confronto diretto.

Indimenticabile, per me, lo “scontro” tra Pio Galli, allora segretario generale della Fiom, e Felice Mortillaro, consigliere delegato di Federmeccanica. Mi ero preparato delle domande per gestire il confronto, ma quando accesi il registratore, ebbi solo il tempo di fare una prima domanda che i due si misero a discutere veementemente tra loro, ignorandomi completamente. Come voglio ricordare un’altra iniziativa “anomala”, in occasione dell’accordo di San Valentino. Con la collega Luisa Benedettini ci accingemmo all’impresa abbastanza improba di raccontare la divisione tra Cgil, Cisl e Uil ascoltando (e facendo parlare) tutte e quattro le campane: Mario Colombo per la Cisl, Silvano Veronese per la Uil, Giacinto Militello per la maggioranza comunista della Cgil, Fausto Vigevani per la minoranza socialista. Tutto questo sul giornale di una confederazione “divisa” fu una novità non da poco. In occasione di altre divisioni, in anni successivi, non ci pensammo nemmeno.

Sono tanti gli episodi che potrei raccontare, ma non voglio indulgere alla “sindrome dei miei tempi”, come quegli anziani che, nel paese in cui oggi vivo, s’incontrano la mattina al bar e lì restano. Vorrei invece tornare alla novità della nuova Rassegna Sindacale (quasi) solo on line, per ricordare come siano passati più di 15 anni da quando Renato D’Agostini, mio predecessore alla guida del settimanale della Cgil, lasciò il timone al sottoscritto e iniziò l’avventura di Rassegna.it, il primo pioneristico sito d’informazione sul lavoro, addentrandosi in territori ancora sconosciuti non solo al sindacato, ma anche alla stampa generalista. Poi, sempre sotto la guida di Renato, ci fu l’esperienza della web tv della Cgil in occasione del centenario della confederazione nel 2006, anche qui un’iniziativa all’avanguardia.

Noi dell’Edit.Coop, la cooperativa nata nel 1993 (quando a capo della Cgil c’era Bruno Trentin) proprio per gestire Rassegna Sindacale, abbiamo sempre evitato scientemente il “bagno di sangue” della distribuzione in edicola, che con i suoi costi e i suoi rischi ha affossato più di una buona iniziativa editoriale (valga per tutte, per restare al mondo Cgil, l’esperienza di Thema, il mensile di cui Luciano Lama e Ottaviano Del Turco vollero dotare la Cgil “casa comune della sinistra”, naufragato in meno di un anno).

Scegliemmo invece la strada degli abbonamenti “veri”, non decisi dal centro confederale, cercando di coinvolgere le varie strutture orizzontali e verticali della Cgil, affiancando a questa scelta quella delle vendite dirette di singoli numeri, sempre alle varie strutture, cercando di fare anche a questo fine un giornale più caldo, più calato nelle realtà locali, che raccontasse le vittorie e le sconfitte dei lavoratori e del sindacato, che ragionasse sui problemi aperti e sulle emergenze da affrontare.

Ma non ci sfuggì mai il limite rappresentato dalla cadenza settimanale, amplificato per di più dai ritardi con i quali le Poste recapitavano le copie di Rassegna ai lettori, nonostante su questo fronte avessimo profuso risorse tutt’altro che indifferenti per una piccola realtà come la nostra, per di più cooperativa. Rassegna.it, invece, rappresentava per noi la possibilità di raccontare la realtà man mano che accadeva, ma non potevamo rafforzarla come volevamo e come era necessario, perché per farlo avremmo dovuto sottrarre risorse al settimanale.

Ed era il settimanale a permettere la sopravvivenza della cooperativa, mentre l’on line, per noi come per tutto il mondo dell’informazione, allora, rappresentava quasi solo un costo. Una contraddizione a lungo insuperabile, una specie di comma 22 che non siamo stati per anni in grado di sciogliere. Una contraddizione che tuttavia non ci ha impedito, nel 2008, di dare un contributo decisivo all’ideazione e alla nascita di RadioArticolo1, la webradio di corso d’Italia. Un altro tassello nella costruzione di un mondo informativo Cgil, una scommessa largamente vinta sul terreno della multimedialità.

Se oggi l’Edit.Coop e la Cgil puntano sul rilancio dell’informazione on line, vuol dire che quei problemi economici per noi insuperabili oggi non lo sono più, grazie alla presenza di Lodovico Sgritta come nuovo amministratore delegato della cooperativa e alla volontà della segreteria della Cgil. Una buona notizia. Il nuovo sito è bello. Conosco e stimo i colleghi che vi lavorano, a partire dal direttore Guido Iocca. La sfida è di quelle che affascinano. Non dirò che vorrei essere più giovane per parteciparvi anch’io: ho già dato quello che avevo da dare, sto bene così come sto, largo ai giovani. Ma in un mondo in cui il lavoro ha sempre meno spazio, soprattutto nell’ambito dei media, un sistema integrato dell’informazione Cgil ha il suo senso e può avere il suo peso. Buon lavoro.

Enrico Galantini è stato direttore di Rassegna Sindacale dal 1998 al 2008