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La crescita del numero dei disoccupati osservata in Italia da novembre 2011 ad ottobre 2012 (+ 506 mila) rappresenta più di un quarto (il 27,4%) dell’incremento complessivo dell’Unione Europea a 27 (+ 1 milione 848 mila) nello stesso periodo.
L’area della sofferenza occupazionale (disoccupati, scoraggiati disponibili a lavorare e occupati in cassa integrazione guadagni) nel terzo trimestre 2012 supera i 4 milioni di persone (4 milioni 33 mila), con un incremento del 64% (+ 1 milione 574 mila) rispetto al terzo trimestre 2007 quando l’area della sofferenza contava “soltanto” 2 milioni e 459 mila persone.
Sono questi i dati più significativi contenuti nel secondo rapporto sull’area della vera sofferenza occupazionale elaborato dall’Ires Cgil sulla base dei dati trimestrali Istat (Lo studio è disponibile sul sito dell’Ires: http://www.ires.it/) che confermano la drammaticità della condizione del lavoro in Italia.
Lo studio mette anzitutto a confronto la dinamica della disoccupazione in Italia e in Europa. Si è a lungo sostenuto, basandosi solo sui dati dei disoccupati “formalmente riconosciuti” e non tenendo in alcun conto l’enorme area della inattività, che l’Italia si trovava in una situazione di vantaggio rispetto all’Europa. Non è così. Nel 2012 non solo il tasso di disoccupazione italiano è più alto di quello della UE a 27, ma nell’ultimo anno la situazione è precipitata a tal punto che la crescita della nostra disoccupazione rappresenta più di un quarto dell’incremento complessivo europeo nello stesso periodo.
“Risulta così evidente - commentano il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni e il segretario nazionale della Cgil, con delega sul mercato del lavoro, Serena Sorrentino - come l’andamento della crisi e le scelte fatte per contrastarla producano in Italia un netto peggioramento per l’occupazione e questo comporta un giudizio negativo sull’operato del governo”
Lo studio definisce, poi, l’area della sofferenza occupazionale. L’inattività è un fenomeno da noi molto più diffuso rispetto all’Europa, dentro al quale si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti, ma in realtà disoccupati. Risulterebbe altrimenti inspiegabile in Italia un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione terzultimo in Europa.
Per definire l’area della vera sofferenza occupazionale l’Ires sceglie, in modo realistico e prudenziale, di prendere a riferimento oltre ai disoccupati formali solo i cosiddetti “scoraggiati” immediatamente disponibili a lavorare e i cassaintegrati.
Si arriva così nel terzo trimestre 2012, per il 2° trimestre consecutivo, a superare la soglia dei 4 milioni (4 milioni e 33mila persone). Gli stessi aggregati nel terzo trimestre del 2007, cioè prima della grande crisi, assommano a 2 milioni e 459 mila persone (l’aumento è del 64%).
“La quota di 4 milioni in un trimestre in cui sempre aumentano le attività stagionali e si riducono per questo disoccupazione e inattività - osservano Fammoni e Sorrentino - rappresenta la realtà drammatica del lavoro e proietta prospettive davvero preoccupanti sul trimestre successivo come il dato del mese di ottobre preannuncia. A questi milioni di persone bisogna dare delle risposte, non si può dire che erano dati attesi, bisogna dire che cosa si fa per arrestare questa deriva”.
“E’ evidente - concludono il presidente della Fondazione Di Vittorio e il segretario della Cgil - che il lavoro è il principale fattore finora non affrontato per uscire dalla crisi, e che questo dovrà essere il primo impegno del futuro governo, a partire dalla necessità di un piano straordinario del lavoro”.