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Quale futuro dopo Expo. Se lo chiedono i circa 15 mila lavoratori tra diretti e somministrati – cifra approssimativa perché Expo non ha mai diffuso dati ufficiali e forse nemmeno li ha – che in questi frenetici mesi dell’Esposizione di Milano ne hanno garantito servizi, aperture e funzionamento. Alcuni di loro fin da subito, hanno chiesto alla Cgil assistenza e supporto nelle difficoltà che incontravano, un gruppo che si è via via allargato e che è fatto di giovanissimi e meno giovani, italiani e non, alcuni alla prima esperienza lavorativa altri in cerca di un’occasione.
Come ha spiegato Juri Sbrana, Rsa Nidil Expo 2015, nel corso del direttivo della Cgil Lombardia del 24 settembre, che si è tenuto alla Cascina Triulza, dove era presente anche la leader della Cgil Susanna Camusso: “Noi siamo quel popolo di migliaia di ragazze e ragazzi che ogni giorno dalle 7 del mattino fino a tarda notte rendono possibile questa grande festa, definita da molti un successo e una straordinaria vetrina per il nostro paese. Proveniamo da tutta Italia, anzi, alcuni di noi anche da paesi d’Europa, moltissimi sono giovanissimi e alla prima esperienza di lavoro, per altri questa è l’occasione per rimettersi in gioco. Se oggi questa manifestazione, e scusate se lo dico con una punta d’orgoglio, può trarre un bilancio positivo lo deve anche a noi”.
La storia raccontata da Juri, il sindacato la conosce bene, perché è uguale a quella di tanti giovani che ogni giorno, con entusiasmo e voglia di fare, a Expo come in altre migliaia di aziende, fanno sacrifici, rinunce, investono sul loro lavoro, al di là di quello che poi viene loro concretamente remunerato. Un’energia, quella di questi ragazzi, che è motore del futuro ma di cui paesi come il nostro hanno scelto di fare a meno, scommettendo invece su ridimensionamento dei diritti, precarietà, sulla svalutazione materiale e morale del lavoro.
E i risultati si vedono. Cervelli in fuga, disoccupazione e inattività giovanile alle stelle, con un’enorme perdita di risorse, competenze e investimenti in termini di capitale umano, di denaro, di futuro. Expo potrebbe rientrare appieno in questo schema. Una grandiosa vetrina, un’imponente macchina che ha fatto circolare per alcuni mesi denaro, idee e genti o potrebbe invece essere altro. Un laboratorio, un modello alternativo. Lo hanno chiesto i lavoratori di Expo al paese e anche alla Cgil, che ha così scelto di dare voce e visibilità a quella che si potrebbe chiamare vertenza Expo, la richiesta al governo di un impegno concreto per non disperdere le competenze e le energie messe a sistema in questi mesi.
“Adesso, dopo che noi abbiamo scommesso su tutto questo – ha detto ancora Juri, intervenendo anche a nome dei suoi colleghi –, chiediamo al nostro paese di scommettere su di noi. Noi vogliamo provare a restituire a un’intera generazione il sacrosanto diritto ad avere un futuro. Sappiamo che è un obiettivo ambizioso, ma vogliamo provarci e oggi abbiamo uno strumento in più: una grande organizzazione sindacale a cui chiediamo cittadinanza, convinti che solo da questa strada può ripartire il riscatto di una generazione”.
La Cgil si sta impegnando per dare forza e visibilità a questa vertenza, a partire dal prossimo direttivo del 5 e 6 ottobre che si terrà a Cascina Triulza. Resta la domanda chiave di tutta questa vicenda, può un paese deliberatamente scegliere di rinunciare alle competenze, all’esperienza e alle energie delle nuove generazioni?