“Richiedere uno stanziamento di risorse adeguato per salvare gli enti, permettere di riprendere l’erogazione di servizi essenziali in collaborazione con i piccoli comuni soprattutto nelle zone dell’entroterra, difendere la contrattazione integrativa, sbloccare il turn over e stabilizzare i precari sono in sintesi le ragioni dello sciopero di oggi del personale delle città metropolitane e delle province”. E’ quanto si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl liguri.
I sindacati portano esempi economici del dissesto in cui versa la Città Metropolitana di Genova: “Nel 2017 – scrivono – lo Stato blocca il trasferimento di tutte le risorse dovute alla città metropolitana per fiscalità propria e si intasca 55 milioni di euro”, di cui “20 milioni per Ept (la tassa di registro auto) e 35 milioni per Rca”.
“Praticamente – denunciano Cgil Cisl e Uil – la Città Metropolitana è usata dallo Stato non per erogare i servizi ai cittadini e alle cittadine che pagano le tasse, ma come ‘esattore’ nei loro confronti appropriandosi delle tasse locali proprie”. E proseguono: “Prima si sono annullati tutti i trasferimenti dello Stato alle province e città metropolitane, e adesso lo Stato si prende tutto. Ma lo Stato lascia i servizi (viabilità ed edilizia scolastica) a questi enti al tracollo che non riescono più ad erogarli con l’efficacia di prima”.
I sindacati ricordano che “similare è l’atteggiamento della Regione Liguria che dal 2012 non ha più versato un euro per lo svolgimento delle funzioni che ha delegato alle province e alla Città Metropolitana”. E il risultato finale sono “strade dissestate ed edifici scolastici con una manutenzione a rischio”. Con queste premesse valide su tutto il territorio ligure, seppur con diverse situazioni, una delegazione di sindacalisti e lavoratori è stata ricevuta dal prefetto di Genova, al quale ha chiesto “di farsi da tramite affinché vengano restituite le risorse alle province e città metropolitane per manutenere e gestire scuole, strade, ambiente, trasporto, e la pianificazione strategica per lo sviluppo economico e sociale dei territori”.