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“A due anni e mezzo dall’approvazione della legge Delrio il quadro che si presenta è confuso e tale da lasciare il senso di una sconfortante indeterminatezza”. È la considerazione alla quale arriva la Fp Cgil nazionale che ha promosso per oggi (23 novembre) un'iniziativa per fare un bilancio, e per avanzare proposte, sullo stato in cui versano le Province e le Città metropolitane. “Sull'orlo del collasso finanziario, molte già ampiamente nel baratro, per effetto dei tagli, con dipendenti che subiscono, in ragione dello sforamento ovvio del patto di stabilità, decurtazioni pesanti al salario e con il restringimento progressivo dei servizi offerti”, per la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil, le Province sono “in mezzo al guado, con una prospettiva incerta di futuro”.
Riallocate le funzioni non fondamentali, con il varo di specifiche leggi regionali, alle Province resta il perimetro delle funzioni fondamentali: viabilità, edilizia scolastica, ambiente e lavoro. La Fp Cgil ha quindi rielaborato alcuni dati disponibili su questi punti, escluso il tema già trattato sui Centri per l'impiego, per delineare il quadro di riferimento e ragionare cosi sullo stato e la prospettiva di Province e Città metropolitane. Dati dai quali appare evidente che il senso della riforma, ovvero lasciare a Province e Città metropolitane poche ma fondamentali risorse sulle quali concentrarsi, “è andato smarrito e che si stanno producendo effetti in contraddizione con i propri obiettivi dichiarati”.
A cominciare dal tema cruciale della viabilità. Per la Funzione pubblica Cgil, sulla base dei dati raccolti, la situazione dei servizi per la viabilità appare “profondamente compromessa”. Su una rete che, per quanto riguarda le Città metropolitane, campione preso in esame dalla Fp Cgil, pur riducendosi è di oltre 13 mila chilometri, il numero degli addetti alla manutenzione è passato da 1.095 nel 2008 a 708 nel 2016, per una riduzione di oltre il 35%. Il rapporto così, tra addetti e rete, è passato da 11 km a 16 km per addetto. Ma soprattutto la spesa per la manutenzione ordinaria è crollata, tra il 2008 e il 2016, del 68% passando da 56 milioni a 18 milioni, ancora di più quella per la manutenzione straordinaria scesa da 148 milioni nel 2008 a 23,5 milioni nel 2016, per una riduzione dell'84%. I mezzi disponibili sono scesi da 885 nel 2008 a 632 nel 2016 e la stima sui tempi di rinnovo delle pavimentazioni passa da una forchetta di 5-10 anni medi del 2008 a 10-60 anni del 2016.
Non migliora la situazione dell'edilizia scolastica. Le Province gestiscono una mole di istituti scolastici di scuola secondaria ripartiti in 5.389 edifici, pari al 13% del totale degli edifici scolastici italiani. Scuole che accolgono oltre 2 milioni e mezzo di alunni di cui 60 mila con disabilità. Il numero di edifici sottoposti alla manutenzione è passato, nel corso degli ultimi dieci anni, da circa 4 mila a circa 5 mila e 400. Eppure la spesa, secondo una stima della Fp Cgil, su questo capitolo continua a calare, di circa il 20% tra il 2013 e il 2015. Un caso eclatante è quello della Città metropolitana di Roma che ha visto passare gli impegni per gli investimenti per l'edilizia scolastica da circa 34 milioni di euro nel 2013 a 5,5 milioni nel 2015, con una riduzione dell'83%.
Infine l'ambiente: il personale di Polizia provinciale, impegnato in questo segmento, è passato dal 2016 al 2008 da 2.700 dipendenti a 709, calo che ha interessato l'intero personale addetto alla tutela ambientale, sceso nello stesso periodo di riferimento di oltre il 17%. Il declino del personale di vigilanza è stato particolarmente drastico: nel caso della Provincia di Macerata ad esempio, il personale per la vigilanza ambientale si è dimezzato in meno di 2 anni. Non è solo nel personale che si misura il restringimento di questo capitolo: che la vigilanza ambientale sia particolarmente colpita, lo attesta anche la riduzione di oltre il 50% del parco autoveicoli che era a disposizione del settore.
In conclusione, questi numeri delineano per la Fp Cgil “un quadro sconfortante e confuso”. Ragioni per le quali, la categoria della Cgil avanza alcune proposte per offrire a Province e Città metropolitane un futuro. Due ordini di interventi: uno immediato, l'altro in prospettiva. Per la prima fase la Fp Cgil chiede l'azzeramento del taglio di un miliardo, al quale sono sottoposti questi enti, previsto per il 2017, restituire alle province e città metropolitane le stesse capacità assunzionali riconosciute al sistema delle autonomie locali e, infine, procedere alla stabilizzazione di tutto il personale precario, con particolare riferimento a quello impegnato sui centri per l'impiego.
In prospettiva, invece, per la Fp Cgil è necessario integrare le funzioni fondamentali con altre che per loro natura ormai non possono non essere amministrate se non in forma sovra comunale, rendere obbligatorio ai Comuni il ricorso a Province e Aree metropolitane come ente di supporto per la gestione amministrativa del personale, per gli acquisti centralizzati, e le selezioni concorsuali e, infine, rivedere il sistema di elezione della governance. Un modo, conclude la Funzione Pubblica Cgil, “per invertire il declino al quale pare siano condannate queste istituzioni, un'esigenza non solo dei lavoratori coinvolti ma anche per quel complesso di diritti e di servizi alle comunità che rappresentano”.
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