Giornata di mobilitazione oggi (martedì 23 maggio) in tutta Italia dei lavoratori delle Province e delle Città metropolitane. La protesta, indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, segue lo stato di agitazione del personale dichiarato il 10 maggio scorso. I sindacati denunciano “la profonda difficoltà finanziaria in cui versano” questi enti, che sta determinando "una situazione di estrema criticità nell'erogazione dei servizi offerti, cui si aggiungono le condizioni di notevole precarietà che sta vivendo il personale impiegato in tali servizi, penalizzato pesantemente, anche da un punto di vista salariale, dalla scure di tagli succedutisi negli ultimi anni”.

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl puntano il dito contro il decreto legislativo Enti locali (50/2017, del 24 aprile scorso), che “doveva essere l'occasione per mettere Province e Città metropolitane nelle condizioni di poter finanziare i servizi”. Al contrario, proseguono i sindacati, “lo stanziamento dei 110 milioni di euro a fronte dei 650 milioni necessari certificati da Sose (Soluzioni per il sistema economico), comporterà in alcuni casi il protrarsi di situazioni insostenibili sul versante del mantenimento dei servizi, in altri non basterà a evitare il dissesto degli enti”.

Le notizie che provengono dai territori sono drammatiche. In Piemonte, i segretari generali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl (Giovanni Esposito, Mauro Giulattini e Roberto Scassa) denunciano che “con i tagli subiti nel processo di riorganizzazione gli enti non riescono a garantire neppure servizi basilari come quelli della manutenzione delle strade e delle scuole”. Oppure a sopperire “alle gravi condizioni dei Centri per l’impiego, che andrebbero rilanciati in una fase di crisi del lavoro come quella attuale, mentre invece operano in sedi fatiscenti e sono cronicamente sotto organico, con molti lavoratori a tempo determinato da tantissimi anni”.

Sempre più critica anche la situazione della Provincia di Brescia. “In questi anni sono stati effettuati tagli consistenti, ma il risultato è che, mentre sono diminuiti i dipendenti, è nello stesso tempo aumentato il lavoro e sono diminuite le risorse” spiegano le categorie del pubblico impiego: “I servizi sono oramai ridotti al minimo indispensabile e a volte è difficile mantenere anche quello. In particolare sono a rischio la manutenzione ordinaria di strade, ponti e viadotti, la tutela, il controllo e la salvaguardia dell'ambiente, i servizi al lavoro, lo sviluppo del turismo, il trasporto di minori e disabili, la Polizia provinciale”.

Analoga situazione a Nuoro. “Siamo vicini alla catastrofe istituzionale, in sette Province italiane i dipendenti rischiano di rimanere senza stipendi, e qui il rischio è lo stesso” affermano i sindacati. “Il disegno regionale di riordino delle autonomie locali, che doveva dare un nuovo assetto al sistema, è ancora ben lontano dal dirsi attuato” continuano Cgil, Cisl e Uil: “Il sistema è al collasso per l'assenza di risorse e di un quadro certo di articolazione e distribuzione delle funzioni. E noi siamo soli a fronteggiare il disagio della gente e impossibilitati dal produrre azioni di governo e buona amministrazione”.

Concludiamo il nostro “giro d’Italia” con Lucca. I sindacati rimarcano l’atteggiamento lesivo “della dignità dei lavoratori, doppiamente beffati sia per le evidenti difficoltà economiche alle quali vanno incontro sia per lo svilimento del loro lavoro, che tenga conto delle loro professionalità, stante ancora l’incertezza delle funzioni istituzionali da assegnare agli enti intermedi”. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl lucchesi sottolineano che “le strade e le infrastrutture stradali stanno risentendo fortemente dei continui tagli di risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria. A settembre, inoltre, sarà a rischio anche l'apertura delle scuole superiori: oltre all'assenza di risorse per garantire gli standard di sicurezza, mancheranno i soldi per le utenze elettriche, il gas e l'acqua, e all'arrivo del freddo anche degli impianti di riscaldamento”.