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Protestano a Vercelli - e su tutto il territorio nazionale dove sono dislocate le varie filiali - i dipendenti delle aziende che vendono prodotti e servizi nel mondo del movimento terra e stradali, energia, motori marini e della logistica e sistemi di sollevamento.
Hanno già scioperato 8 ore lo scorso 12 novembre e presto saranno altre 16 le ore in cui i dipendenti delle aziende Cls e Cgt incroceranno le braccia. Le modalità e l’articolazione dello sciopero - fa sapere il Coordinamento unitario sindacale di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil - verranno comunicate con un breve preavviso all’azienda.
"L’agitazione è cominciata subito dopo che il confronto con la direzione aziendale - avvenuto lo scorso ottobre - non ha portato avanzamenti significativi nella trattativa, lasciando le controparti su posizioni ampiamente divergenti", affermano Valter Bossoni della Filcams e i rappresentanti sindacali Massimo Mancin e Stefano Tavano di Cgt e Cls.
Andiamo ai fatti. Nei mesi scorsi la direzione aziendale ha scelto di procedere con un piano di riorganizzazione che vede coinvolte entrambe le aziende: importanti cambiamenti in merito alla suddivisione di reparti, funzioni e filiali senza approfondire le criticità che vanno a incidere (e pesantemente) sui dipendenti. Oltre alla nota decisione di chiudere - per la Cgt - le filiali di Palermo e Sassari (in aggiunta a quelle già chiuse in precedenza) e di ricollocare sul territorio in altri locali la filiale di Caserta, per la Cls la decisione è di chiudere la filiale di Arezzo. Se per i lavoratori di Cgt delle filiali di Palermo e Sassari non ci sono problemi occupazionali, per la Cls Arezzo si presenta, invece, un problema di ricollocazione almeno per tre lavoratori/ci che non potrà essere sul territorio di appartenenza.
A oggi, però, solo alcune delle operazioni di riorganizzazione aziendale sono conosciute, mentre vengono lasciati i lavoratori nella totale incertezza su quanto potrebbe avvenire in futuro. È prevista, la centralizzazione del banco ricambi presso Carugate, ovvero la chiusura dei rispettivi reparti delle filiali di Vercelli – Padova - Bologna – Caserta – Catania, dove i sei lavoratori coinvolti verranno ricollocati e trasferiti al banco centrale di Carugate.
Se è vero che l’organizzazione dei reparti, del lavoro e delle strategie di mercato sono una prerogativa aziendale, è altrettanto vero che tali materie prevedono un confronto con la rappresentanza sindacale per analizzare e approfondire l’impatto di determinate scelte sui lavoratori. Non si conoscono, invece, quali e quanti reparti saranno effettivamente coinvolti nella ristrutturazione aziendale e il tempo stimato per portare a completamento la riorganizzazione.
"È pertanto irricevibile la pratica aziendale di 'trasferire' i dipendenti in modo ordinario, senza passare attraverso accordi sindacali che tutelino i lavoratori coinvolti. Dopo cassa integrazione, mobilità, trasferimenti e missioni prolungate richieste ai dipendenti, oggi si aggiungono altre difficoltà dovute alla riduzione del personale e a modifiche organizzative che aggravano i carichi di lavoro di ogni singolo reparto e di ogni singolo dipendente", specifica Bossoni.
"Così come è altrettanto irricevibile il metodo adottato dall’azienda di informare dipendenti e organizzazioni sindacali giorno dopo giorno: serve, invece, avere un piano preciso sui tempi d’intervento che l’azienda intende seguire per la ristrutturazione interna e studiare tutte le garanzie necessarie per le lavoratrici e i lavoratori", conclude il sindacalista.