"Le barriere e i fili spinati che sono stati innalzati di recente hanno dimostrato di essere inefficaci, e di avere, quale unico potenziale risultato, quello di spostare i flussi da una rotta a un’altra, facendo il gioco dei trafficanti di esseri umani". Questa, la presa di posizione assunta unitariamente dai sindacati del Friuli Venezia Giulia e della Slovenia, che chiedono "una politica di asilo attiva, sia europea che dei singoli paesi, che garantisca il rispetto degli standard di protezione internazionalmente garantiti, inclusa la Convenzione Onu sui rifugiati del 1951". Un appello, quello firmato dal Csi Nordest Fvg-Slovenia, espressione di Cgil, Cisl, Uil e dei sindacati sloveni Zsss e Ks 90, che sollecita "risposte umanitarie alle crisi umanitarie".
A firmarlo, la presidente del Csi Nordest, Monica Ukmar, assieme ai segretari generali delle organizzazioni sindacali transfontaliere, che chiede "una corretta applicazione della direttiva n. 95/2011, che stabilisce il diritto a richiedere la protezione internazionale, basata sulla specifica situazione di ogni singolo individuo, in base alla quale ognuno ha diritto di chiedere asilo al confine con qualsiasi Paese, e non può esserci pre-discriminazione basata sul paese di origine".
"È proprio dalle aree di confine, dove i popoli hanno vissuto direttamente sia il flusso migratorio transfrontaliero ordinario e quotidiano che i grandi fenomeni delle migrazioni di massa legati ad eventi di guerra, che l’appello a un modello sociale-umanitario di gestione dell’attuale crisi migratoria, lungo la cosiddetta rotta balcanica, si sostanzia e trova la forza di esprimersi con chiarezza anche in questi periodi di oggettiva difficoltà".